Ci sono frasi insopportabili, quelle che solo a sentirle ci urtano. Tra queste c’è ne una: la classica “Io l’avevo detto!”. Che fastidio.

Eppure oggi mi tocca dirlo, io l’avevo detto e, ancora, io so e ho le prove perché di insopportabile in giro c’è molto di più: ci sono quelli che ti stringono la mano con la destra e nella sinistra tengono una pietra, ci sono quelli che guardano i dati anagrafici degli sfregiati e scelgono di raccontare le storie solo di quelli più conosciuti, dimenticandosi troppo spesso delle vittime più deboli, di quelli cioè che più avrebbero bisogno di essere ascoltati e difesi. Ed è proprio a loro che io voglio dare voce.

Ma partiamo dal fatto, perché chi perde le staffe (io nel mentre scrivo) rischia di essere lungo e incoerente.

È notizia di questi giorni che l’inchiesta sulla presunta truffa (la chiamano ancora presunta) dei diamanti si allarga tanto da perdere contorni e confini. Escono fuori i nomi delle banche e i nomi dei clienti, solo quelli eccellenti, come Vasco Rossi, Federica Panicucci, Simona Tagli, Diana Bracco.

La Guardia di Finanza sequestra circa 700 milioni di euro. Bpm, Banca Aletti, Unicredit (ma davvero?), Intesa e Mps risultano indagate. Tra il 2012 e il 2016 due società, Idb e Dpi, avrebbero (avrebbero?) venduto, attraverso intermediazione, diamanti ad un prezzo superiore, di molto, al reale valore.

Tutto vero? Quasi tutto! Quel “quasi” si riferisce al fatto che la truffa è iniziata nel 2000, come testimoniano le circolari della banca presso la quale ho lavorato per 22 anni. E quindi la platea dei truffati si allarga. Come mai l’indagine si riferisce solo al periodo 2012-2016? I truffati ante 2012 sono di serie B?

Per il resto tutto vero. C’è da strapparsi i capelli da testa ma è così. Io l’ho visto, io c’ero dentro, io l’ho denunciato. Il cliente era consigliato (!) a comprare il diamantino anche se obiettava “…ma nemmeno alla mia amante ne ho mai comprati!”. Ma il risparmiatore non solo non era libero di rifiutare l’acquisto della pietra ma non aveva neppure la autonomia di vendere “il bene” a proprio piacimento. Chi avrebbe voluto disfarsi del diamante prima del sesto anno, avrebbe pagato penali dal 16% al 10%, chi avrebbe avuto la forza di mantenerlo non poteva che venderlo solo, e solamente, alla società parallela della banca, perdendo almeno il 20%. Un Leone non chiede il permesso prima di mangiare una zebra.

Tutto questo è scritto in Io so e ho le prove, edito da Chiarelettere. È tutto quello che so, che ho visto, che ho odiato, che ho denunciato e che ho raccontato prima degli altri (ottobre 2014), che non mi meraviglia, che un po’ mi rende orgoglioso perché forse ho dato ai truffati la possibilità di capire in anticipo, di essere rimborsati. 

I truffati, tutti i truffati

Andiamo dal fatto al punto. Dicono che i giornali non godono di buona vita e allora ho capito che forse seguono la logica di Frank Underwood, il personaggio della serie televisiva House of cards interpretato da Kevin Spacey: “Quando la carne fresca sei tu, uccidi e dagli in pasto qualcosa di più fresco”.

Ah Kevin Spacey, che attore! È stato mangiato anche lui. Forse l’ha meritato, forse no, ma quelli di cui voglio parlare io no, loro non l’hanno meritato, sono stati colpiti dalla suddetta pietra nella sinistra e poi ignorati. In questo caso la carne fresca è Vasco Rossi, è Federica Panicucci, è Simona Tragli, è Diana Bracco. Il pubblico ha fame! Gli altri truffati? Ma chi se ne frega.

Non vi fa rabbia? Migliaia e migliaia di truffati che non contano niente, le loro storie non contano niente, perché non fanno vendere, non saziano le persone. Povero Vasco ha perso due milioni e mezzo di euro. Chi dice povero Vasco ha venduto due milioni e mezzo di singoli e ha fatto due milioni e mezzo di spettatori?  Non me ne voglia la rockstar ma lui quell’investimento può pure scordarlo e non fare “rewind”.

Salvatore “rewind” lo fa ogni sera. Salvatore è un impiegato, voleva far studiare i figli e ha investito in ciò che gli hanno detto sicuro, a rendimento sicuro. Lui ha perso i suoi risparmi, ha visto cadere i suoi progetti, il suo futuro, della sua famiglia. Lui San Siro non può riempirlo. Almeno una riga, una sola riga, gliela si poteva dedicare.

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