L’uomo sviluppato vive circondato, ma non solo circondato, che dico, riempito di veleni. L’avvelenamento è un iperoggetto, per dirla alla Timothy Morton, un qualcosa di tremendamente grande al cui interno viviamo, e che è troppo grande e troppo pervasivo per accorgercene.

Il grido lanciato nei giorni scorsi su queste pagine da Patrizia Gentilini riguardo alla criminale decisione del governo toscano di consentire l’uso di 29 pesticidi, specie in zone di serre agricole, non è che l’ultimo assist fornito volontariamente all’inquinamento.

Oramai è abituale d’inverno vedere sui banchi del mercato i pomodori, i peperoni, le zucchine, le fragole. Una vista contronatura. E per avere verdura e frutta fuori stagione, il prezzo che si paga è altissimo in termini di fitofarmaci utilizzati nelle serre. Questo senza contare che, anche se il limite stabilito dalla legge per un singolo antiparassitario non viene superato, non sappiamo quanto male ci procurino tanti antiparassitari nella stessa insalata: “Diverse sostanze assunte insieme, seppur a piccole dosi e sotto i limiti stabiliti dalla legge, possono avere un effetto cancerogeno, perché gli agenti cancerogeni hanno la caratteristica peculiare di avere un effetto moltiplicativo.” (Legambiente, Pesticidi nel piatto, 2010).

“I pesticidi colpiscono generalmente gli organi molli: fegato, pancreas, stomaco, intestino e milza, ma possono colpire anche la pelle o creare problemi respiratori. Un singolo antiparassitario è sufficiente per scatenare diverse malattie e, siccome frutta e verdura ne contengono spesso diversi tipi insieme, possono sviluppare una pericolosa sinergia” (Giuseppe Messina, agronomo). Questo a tacere della frutta e della verdura che provengono dall’estero, specialmente Africa e Asia.

Ciò detto riguardo a quello che mangiamo, qual è lo stato dell’acqua? Nel maggio 2018 l’Ispra ha pubblicato il proprio rapporto sullo stato delle acque, rilevando (oltre alla presenza di ben 259 pesticidi nelle nostre acque) che “nel periodo 2003-2016, oltre al numero delle sostanze trovate aumentano anche i punti interessati dalla presenza di pesticidi che sono cresciuti di circa il 20% nelle acque superficiali e del 10% in quelle sotterranee”. La situazione più drammatica nella Pianura padana, ma forse solo perché qui vi sono più punti di rilevamento.

E veniamo a ciò che respiriamo. L’aria, certo, ma quale aria? Nei giorni scorsi ho letto con terrore le previsioni di Nimbus (il sito meteorologico gestito da Luca Mercalli) che preannunciavano per il Nord Ovest “torneranno a prevalere condizioni soleggiate e molto miti con temperature ben al di sopra della norma stagionale (tra fine febbraio e inizio marzo non sono da escludere le prima punte massime intorno ai 20 gradi o superiori)”. Il Cnr ci avverte che il 2018 è stato l’anno più caldo dal 1800 ad oggi per l’Italia. Con un’anomalia di ben +1.58°C sopra la media del periodo di riferimento (1971-2000), il 2018 ha superato il precedente record del 2015 (+1.44°C sopra la media).

Sono quelle temperature che l’uomo della strada definisce “piacevoli”. A Torino, in questo inverno che letteralmente non esiste, con temperature abnormi e siccità persistente (il cielo non riesce più a piangere), in ben 28 giorni dei 40 giorni dall’inizio dell’anno si è sforato il limite delle polveri sottili.

Impossibile dire quanta gente si stia ammalando di cancro con quello che mangia, beve, respira. Anch’io in questo momento posso essere della partita. Ma questo è lo sviluppo. Parafrasando Humphrey Bogart: “È lo sviluppo, bellezza! Lo sviluppo! E tu non ci puoi far niente! Niente!”.

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