Michael Schumacher. Cinquant’anni fa nasceva il campione della F1, ma le celebrazioni del suo compleanno sono avvolte nel mistero per le sue condizioni di salute.

Sullo sfondo del suo compleanno c’è purtroppo la condizione medica del pilota di maggior successo della Formula Uno. Sono passati da poco cinque anni da quel 29 dicembre e il sette volte campione di F1 continua a essere tenuto in totale segretezza a casa nella cittadina svizzera di Gland. È lì da quando è stato trasferito dall’ospedale nel settembre 2014.

Da allora le notizie sono frammentarie e del tutto poco ufficiali. Ecco cosa sappiamo di certo: l’incidente è accaduto mentre sciava, dopo una carriera in F1 che annovera pochi suoi infortuni (il più importante proprio nella stagione ’99 in Ferrari, si rompe una gamba andando a sbattere contro le barriere a Silverstone).

Probabilmente esiste anche un filmato dell’incidente (il campione di F1 era solito avere con sé una Go pro montata sul casco). L’unico testimone oculare dell’incidente è il figlio (allora adolescente) Mick, che ha visto suo padre prendere in pieno una roccia che affiorava tra la neve. Un gesto avventato e un po’ spericolato (ma non certo il più pazzo della sua vita), passare da una pista all’altra sulle discese di Meribel nelle Alpi francesi. L’impatto sulle rocce è stato violento e traumatico. Il casco si è rotto. I medici dell’ospedale di Grenoble dichiararono di aver rimosso i coaguli di sangue, ma non tutti perché alcuni erano troppo profondi e radicati nel suo cervello.

Di certo sappiamo ben poco altro, anche se le storie si sono susseguite in tutti questi anni. Una dichiarazione che ha fatto sperare i tifosi è stata quella di Jean Todt, che ha rivelato di aver visto il Gran Premio del Brasile con Michael nella sua casa in Svizzera a novembre.

La famiglia non parla con la stampa e la tiene a bada, ma sa benissimo che Schumacher deve esistere, continua a esistere e comprende l’amore dei fan nei confronti del campione. Infatti, in concomitanza del suo 50esimo compleanno, la famiglia ha diffuso su Facebook un messaggio per i fan e ha rilasciato un’app ufficiale che offre un tour virtuale dei suoi più grandi successi.

Molti di questi successi erano con la Ferrari, dove ha vinto cinque titoli. E apre oggi anche “Michael 50”, al Museo Ferrari di Maranello: la mostra dedicata all’asso tedesco.

C’è un filo nella storia della F1, un filo che va da Fangio ad Ascari, passando per Stirling MossStewart, Villeneuve, Piquet, Lauda, Ayrton Senna e poi Schumacher. Naturalmente non tutti i piloti hanno vinto tanto quanto lui: alcuni non hanno vinto proprio. Però ognuno di loro ha dato qualcosa alla storia delle corse: ha fatto fare uno scatto in avanti alla F1 e ha trasformato questo sport. Ripeto, non parlo di vittorie – io poi non sono mai stato tifoso di Schumacher, ho sempre tifato per gli outsider, per quelli che scassavano le macchine (Gilles Villeneuve, John Watson, Eddie Irvine, Robert Kubica, Elio De Angelis) – ma queste sono mie depravazioni da appassionato di motori.

Di certo la F1 è cambiata, i nuovi campioni (Hamilton, Vettel) sono dei ragionieri della velocità, c’è poco spazio per l’istinto. Chissà se rivedremo ancora appassionanti duelli ruota a ruota, però presto potremmo assistere a una nuova affascinante sfida tra Mick Schumacher (campione in carica della F3 europea, e pronto a cimentarsi nel Mondiale di Formula 2) e il campione anglosassone Hamilton. Forse già nel 2020.

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