L’intelligenza artificiale sarà sempre utilizzata dal potere politico per controllare i cittadini; sarà anche sempre più efficace per le aziende nel piazzare prodotti al consumatore. Ma per il cittadino? Per quale motivo lo smartphone – che è potentissimo nel raccogliere informazioni su di noi e farci accedere a servizi personalizzati – è del tutto inutile se vogliamo far valere i nostri diritti di cittadini? La motivazione sta nel fatto che né lo Stato né le aziende hanno interesse a investire per renderci più forti in relazione a loro. E con l’intelligenza artificiale la posta in gioco sarà sempre più grande e rischiosa.

Il governo cinese nel 2020 attiverà un sistema di punteggio per punire i comportamenti devianti di cittadini appositamente spiati. In tutto il mondo. Le aziende conoscono già anche meglio di noi i nostri stessi gusti. Fondamentale, dunque, che anche il cittadino si possa “potenziare” attraverso l’intelligenza artificiale, potendo accedere in modo semplice e chiaro alle informazioni alle quali avrebbe diritto di accedere, ma che sono seppellite sotto montagne di leggi e burocrazia. Bisogna avviare un grande investimento pubblico per sviluppare sistemi di intelligenza artificiale civica, per potenziare il diritto del cittadino a conoscere e ad attivarsi per affermare le proprie libertà fondamentali.

La modificazione del genoma umano già si sta facendo: vogliamo che accada a beneficio di tutti o lasciamo che ne approfitti solo chi se lo può permettere? La modificazione del genoma vegetale può già modificare con precisione le qualità di una pianta: vogliamo che in Italia continui ad essere proibita, oppure vogliamo promuovere la ricerca pubblica per ottenere coltivazioni che consumino meno risorse naturali?

La risposta proibizionista contro la modificazione genetica umana, animale o vegetale spinge la ricerca e l’innovazione nei Paesi prive di controllo democratico a beneficio di chi detiene il potere, verso una specie umana di serie A e una di serie B. Se le democrazie bloccano la scienza, saranno gli stessi sistemi democratici a divenire gradualmente meno efficaci e ad essere soppiantati da tecnocrazie autoritarie. Servono regole e politiche attive che consentano a tutti di beneficiare della modificazione genetica. Basterebbe rispettare il cosiddetto “diritto alla scienza”, che è già incluso nelle carte fondamentali dell’Onu, e al quale come Associazione Luca Coscioni stiamo cercando di dare attuazione.

Il fattore che più ha determinato l’aumento delle emissioni inquinanti e nel pianeta è l’unico del quale non si parla mai nei summit sul riscaldamento globale: l’aumento della popolazione mondiale. In Italia ormai una donna mette al mondo in media poco più di un figlio. Nell’Africa subsahariana in media sono oltre cinque figli per donna, perché le donne spesso non hanno diritto di accedere alla contraccezione, cioè non hanno diritto a scegliere se e quando concepire nuova vita. Si chiama “salute riproduttiva” e, sulla carta, è un diritto umano riconosciuto dalle Nazioni Unite.

Se quel diritto continuerà a non essere rispettato nel mondo, la popolazione andrà verso i 12 miliardi di persone entro pochi decenni. Se invece fosse data attuazione praticata alla libertà di scelta di tutte le donne, l’umanità rientrerebbe entro tre o quattro generazioni sotto i sette miliardi. Investire in aiuti allo sviluppo che includano la libera pianificazione familiare, oltre a essere un dovere nei confronti delle donne, creerebbe enormi benefici a tutta l’umanità sul piano ecologico e del governo dei flussi migratori. Insieme a coraggiose politiche di conversione ecologica del fisco (meno tasse sui redditi più bassi, più tasse sul consumo di risorse ambientali), di elevati standard ambientali e di economia circolare (meno rifiuti, massimo riciclo), è una strada da percorrere per mantenere e migliorare la qualità della vita.

PS: sull’eutanasia non dico, perché è già un obiettivo per il quale la Corte costituzionale ha dato una scadenza al Parlamento: il 24 settembre 2019!

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