Cari amici a bordo di Mediterranea, Open Arms e Sea Watch. Bello sapervi in mare insieme con l’aereo Moonbird che veglia e vi informa. In questo periodo siamo riusciti in Regione Lombardia, a scrutinio segreto, a battere la maggioranza e a mantenere i test (anonimi) e non solo i colloqui e i titoli nella selezione dei direttori generali degli ospedali lombardi, garantendo un minimo di meritocrazia non partitocratica. Se penso che per il concorso ospedaliero come medico ho giustamente fatto prova scritta, prova pratica e orale… Invece ho perso la battaglia sull’installazione di videocamere nei nidi, nonostante +Europa abbia presentato cento emendamenti, invitato in Regione Daniele Novara e la professoressa Susanna Mantovani, due tra i massimi esperti di pedagogia italiani. Una legge c’è già e per fortuna individua e punisce. Prende piede una deriva paranoica orwelliana in cui la vera prevenzione (test valutativi, tirocinio valutativo, introduzione ogni sei mesi di test di autocontrollo, monitoraggio affinché le maestre non lavorino sa sole) viene considerata robetta da secchioni e non prevenzione seria. Seppur raro, un abuso in quell’età può segnare per sempre la vita di uno dei nostri figli.

Ieri invece una grande vittoria dopo un lungo lavoro: mozione di +Europa approvata all’unanimità: superamento del monopolista unico militare di Firenze nella produzione di cannabis terapeutica, attualmente gravemente insufficiente, tanto che dobbiamo importarne da Canada e Olanda per 4,5 milioni di euro l’anno. Lombardia si candida a una produzione made in Italy, per coprire il fabbisogno dei pazienti, diventare Paese esportatore e creare posti di lavoro.

Il vostro lavoro in mare mi giunge come un’eco lontana e tremenda: “Nella notte hanno lottato contro il tempo per raggiungere i naufraghi, almeno dieci bambini. Le autorità libiche hanno smesso di rispondere al telefono”. “Centoventi persone su un barcone semi-affondato partito dalla Libia. ‘Alcuni sono morti annegati’, ha gridato in arabo una voce mentre implorava aiuto da un telefono satellitare”. Una roulette russa, alcuni ce la fanno altri no. “Ottantadue persone sono soccorse da motovedette della Guardia di finanza italiana a poca distanza da Lampedusa”. “A Crotone sono arrivate 79 persone”, “Duecentoventi sbarcati autonomamente a Pozzallo”. “I pescatori hanno visto un gommone inseguito da una motovedetta libica e prima che i libici potessero avvicinarsi al gommone alcune persone hanno iniziato a buttarsi in mare”.

La Libia non è affatto quel “porto sicuro” per chi scappa da fame e guerre e la zona Sar libica non è altro che una tetra farsa. Salvati dai libici è contraddizione in termini. Come nel caso della nave Nivin e gli 81 migranti fatti sbarcare con la forza a Misurata: “Tra loro ci sono minorenni, vittime di tratta e sopravvissuti alla tortura”. Abbiamo visto i loro video, i loro volti, ascoltato le loro parole: “piuttosto che scendere mi ammazzo”.

Recentemente anche papa Francesco ha voluto vedere i filmati dei centri di detenzione in Libia. Filmati semi-professionali, trapelati, fatti dai torturatori e inviati alla famiglia nel Paese di provenienza per chiedere un riscatto. Sono stati acquisiti anche dalla Corte Internazionale di giustizia dell’Aja. Prima della dottrina Minniti, i libici prendevano soldi per traghettare i rifugiati in Europa. Da allora ora guadagnano soprattutto dalle famiglie cui spediscono quei video. Nello Scavo ci racconta di sprangate, machete che trafiggono, ragazzi legati mani e piedi e denudati perché il martirio si veda: “Striscia, si dibatte, urla. Perciò, aveva detto il Papa alludendo a chi vorrebbe respingerli, prima di ‘mandarli indietro si deve pensare bene’. Ahimè anche lui ‘voce di uno che grida nel deserto’”.

Deserto senza suoni. Una campana di vetro, il silenzio di tutti i canali di comunicazione dove di norma rimbalzano i “messaggi ai naviganti”: la radio, il servizio internazionale automatico Navtex, i telefoni satellitari. La sospensione delle segnalazioni di distress che riguardano gommoni e barconi in condizioni di emergenza. La legge del mare soppressa, le guardie costiere che dialogano tra loro al fine di rimbalzarsi le responsabilità sperando che nel frattempo i gommoni passino da una zona Sar a un’altra, per poter dire “non è più affar mio”. Infine, dopo i rifiuti a Riace, il sequestro di nave Aquarius di Medici senza frontiere con l’accusa di essere un’organizzazione criminale finalizzata al traffico di rifiuti. E nel frattempo il decreto sicurezza.

Stamane sono stato a visitare il Cas comunale Casa Chiaravalle, progetto nato all’interno di un bene confiscato alla mafia dall’impegno del ConsorzioPassepartout. Qui i 30 euro al giorno per ospite vengono spesi per fare sicurezza, integrando e formando, anche se lo sguardo spento di molte donne ospiti mi ha raggelato il cuore. Chissà cosa hanno vissuto. C’è tanto da fare. Quest’eccellenza milanese vede convivere nazionalità differenti in uno spirito di integrazione tangibile. Con il decreto Salvini tutto questo rischia di scomparire: crescerà a dismisura il numero di irregolari, in giro a fare nulla tutto il giorno. Insicurezza, diffidenza, paura: ecco i veri obiettivi dietro questo disegno politico. Una legge autolesionista, come la ha definita in Senato Emma Bonino. Mediterranea e la sua flotta hanno bisogno di medici per le missioni in mare, anche solo una settimana. Coraggio colleghi.

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