C’e un comune in Sicilia, adagiato sulla collina, che ha una particolarità: la sua forma urbis è quella di stella marina, rimasta così nei secoli nonostante, purtroppo, negli anni 70, incaute costruzioni potessero alterarne il profilo. C’è di più, ha una spettacolare vista sull’Etna, tanto da essere definita il balcone della Sicilia. Non solo vedute particolari e suggestive, ma anche un notevole patrimonio archeologico risalente al dominio romano (tra il III e il I secolo a.C.) consistente nei resti di un imponente ponte e poi altri monumenti di età imperiale (I-III secolo d.C.), due mausolei, due edifici termali, una grande cisterna in muratura, muraglioni di terrazzamento, una struttura detta panneria (forse ad uso agricolo) oltre ad un complesso architettonico in cui veniva celebrato il culto di Augusto, con una stanza mosaicata e numerose statue della famiglia imperiale, ora esposte nel vicino Museo archeologico. Quello che più incanta,ed è la tipicità della zona data anche dal suo microclima,è la grande estensione di aranceti ed uliveti, che avrebbero colpito Emilio Sereni, l’intellettuale eclettico che per primo elevò, al pari di monumento da salvaguardare, il paesaggio delle coltivazioni attraverso la fondamentale opera Storia del paesaggio agrario italiano del 1961.

Ora, in questo contesto di arte,storia, natura e bellezza è prevista la più grande discarica dell’isola, con una piattaforma che tratterà i rifiuti attraverso un processo meccanico-biologico che accoglierà ogni giorno mille tonnellate di rifiuti urbani residui proveniente da mezza Sicilia e sarà fornita di una vasca per lo smaltimento dei residui inerti grande 2 milioni e 800mila metri cubi. La piattaforma inoltre gestirà e smaltirà all’aperto circa 90mila tonnellate di percolato tossico vicino alle arance dop, i fichi d’india, le olive ed il grano. Un’opera che ha le dimensioni di 330 ha (come 500 campi da calcio) e dovrebbe trattare più di mille tonnellate al giorno di rifiuti di ogni genere.

Ovvio che il problema dei rifiuti va affrontato e va risolto. In Italia si producono oltre 30 milioni di tonnellate di rifiuti urbani ed oltre 135 di speciali, la produzione e la quantità degli stessi è, viene sempre detto, proporzionale al benessere di una nazione e per questo ci annoveriamo tra le nazioni “benestanti”. Ma mentre abbiamo imparato abbastanza bene la raccolta differenziata e bene il riciclaggio, tanto da essere l’Italia paese leader, prima in Europa (più della Francia, più della Germania, molto più della media Ue) il dibattito si scatena e rimane poi irrisolto riguardo lo smaltimento. Non bisogna essere pregiudizialmente contro ai termovalorizzatori “puliti”, magari contenuti in un involucro architettonicamente gradevole, su modello di quelli del Nord Europa e che producono energia e quindi ricchezza e che provengono da una cultura del recupero, risparmio, riciclo, ma da noi ancora non esiste una capacità progettuale e gestionale a fronte di contrapposti estremismi.

È in atto infatti da alcuni anni un (vergognoso per noi quanto lucroso per gli altri) turismo dei rifiuti; che rende moltissimo ad esempio alla Germania, ma anche a Regioni italiane che accolgono più di quello che producono i cittadini del proprio territorio, come Emilia Romagna e Lombardia (che è la regione dove si produce più spazzatura domestica, ma accoglie anche dall’estero oltre che dalla lontana Sicilia). Forse per questo, apparentemente giusto, motivo si è pensato, insensatamente, a una discarica così invasiva. Solitamente si scelgono territori improduttivi,grandi aree industriali dismesse, ex cave, invece di compromettere la fiorente agricoltura di questo incantevole angolo della Sicilia. In un periodo storico dove in tutti i mezzi, tv, stampa, social, si esalta la natura, la qualità dei cibi e gli chef stellati propongono da luoghi ameni prodotti della terra incontaminata, l’agricoltura biologica, i “km 0”, si moltiplicano le fiere dell’alimentazione, del mangiare sano, pulito, etico e genuino, a Centuripe invece si pensa, antistoricamente, di distruggere la salute, il paesaggio e la bellezza.

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