Cinema

Chesil Beach, il romanzo di Ian McEwan (anche sceneggiatore) ha la sua versione cinematografica

di Davide Turrini

Anche Chesil Beach ha la sua versione cinematografica. Esce in Italia il 15 novembre (distribuisce Cinema di De Paolis) l’ultimo adattamento di un romanzo di Ian McEwan, qui in veste di sceneggiatore come è accaduto per il recente Il Verdetto. Libro favoloso (il migliore di McEwan nel decennio non esaltante 2005/2015) e film altrettanto interessante, anche se con un finale massicciamente artificioso che non lascia la tensione sospesa come nell’opera letteraria.

Ad ogni modo l’atto unico del primo rapporto sessuale da consumare dalla coppia di virginali sposini nel letto d’albergo dopo le nozze rimane intervallato, sezionato, mescolato, come nel testo d’origine nei ricorrenti flashback dei due protagonisti: Edward (Billy Owle) e Florence (Saoirse Ronan). Lui, giovanissimo laureato e storico in erba, è figlio di un insegnante di scuola e di una madre impazzita dopo il parto e ora nuda in giardino a dipingere copie stinte di Paolo Uccello. Flo, violinista con un futuro concertistico davanti, è invece figlia di un industriale e di una professoressa di filosofia. Siamo nel Dorset inglese del 1962 e la differenza di classe c’è e si sente, ma non è il centro pulsante del discorso sociologico, finanche politico che McEwan rispolvera per uno script aderente al suo romanzo. I due ragazzi provano attrazione l’uno per l’altro, e quel sentimento sembra valicare le diverse provenienze economico-sociali. Il problema semmai è un altro. Ed è quello che spesso McEwan solleva tra i suoi indecisi, insicuri, goffi personaggi letterari, solitamente maschi. La complicata resa pratica delle loro pulsioni sessuali quando la cultura sociale pre ’68, qui una tarda moralità vittoriana, ne ha sempre nascosto o stigmatizzato l’esistenza. E così il balletto di sorrisi, slanci, entusiasmi e di nuovo sguardi umbratili e frenate brusche tra i due ragazzi diventa il sintomo di un imbarazzo personale che rappresenta l’arretratezza collettiva di un’epoca, come del resto il successivo fallimento della vita di una coppia.

Strutturato con questo continuo rimando ai frammenti esplicativi del passato di Florence ed Edward, Chesil Beach fa proprio di questo abbraccio mancato, di questo coito interrotto, o forse mai iniziato, la materia intimamente viva di un sentimento che svapora e se ne va tra le ali del tempo futuro. Dominic Cooke non squaderna senso e scorrere peculiare del racconto che McEwan ha mantenuto identici al libro, e non si inventa nemmeno possibili voli pindarici formali (i piani sequenza di Joe Wright in Espiazione, per dire, che male non facevano). L’intensità sul finale si perde comunque un po’ rispetto alla morbida suggestione della prosa letteraria.

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