Cinema

Tutti lo sanno – Todos lo saben, un racconto di mistero e rancore quintessenza dell’idea di cinema di Asghar Farhadi

Una prova del nove per il regista iraniano, due volte premio Oscar, con l’ “invadenza” di due star hollywoodiane come Penelope Cruz e Javier Bardem che provano a mimetizzarsi tra la folla di personaggi secondari e sottotrame. Ebbene, pur con qualche titubanza iniziale, il meccanismo funziona anche in terra “straniera”

di Davide Turrini

Penelope Cruz, Javier Bardem, Asghar Farhadi e una ragazzina rapita in un paesino del sud della Spagna. Tutti lo sanno – Todos lo saben – è la quintessenza dell’idea di cinema del regista iraniano per ben due volte premio Oscar come miglior film straniero (Il cliente, Una separazione). Una prova del nove con l’ “invadenza” di due star hollywoodiane che provano a mimetizzarsi tra la folla di personaggi secondari e sottotrame. Ebbene, pur con qualche titubanza iniziale, il meccanismo funziona anche in terra “straniera”.

Farhadi infatti si distacca nettamente da qualsiasi retroterra culturale iraniano, eludendo qualunque possibile lettura politica attraverso l’uso della metafora, costruendo invece un racconto di mistero e rancore in un piccolo paese spagnolo – senza migranti o personaggi di origine iraniana – in cui apparentemente si dovrebbero vivere giorni di festa. Lasciato il marito (Darin) in Argentina, Laura (Cruz) torna con i due figli nel proprio paese natale in occasione del matrimonio della sorella.

Tutto risplende gioia, sorrisi e calici di vino, fino a quando durante i festeggiamenti serali degli sposi interrotti da un brusco temporale, salta l’elettricità e sua figlia adolescente scompare all’improvviso. Tra pianti e strazi di Laura, la ricerca della ragazza deve percorrere vie private, come richiesto dagli sms dei rapitori, e coinvolgerà parenti e amici, tra cui Paco (Bardem), un ricco vignaiolo locale che nel passato aveva rilevato terreni dal padre di Laura.

Farhadi tesse una fitta tela di rapporti parentali e amicali, facendo gradualmente emergere gli inconfessabili segreti dei singoli. E come in ogni suo film ciò che importa non è tanto la spettacolarizzazione del dramma, ma semmai – qui forse come nella più genuina e di genere delle sue opere, About Elly – la perlustrazione delle possibili ragioni dell’intricato mistero.

Così l’attenzione non è tanto per il taglio di un’inquadratura o per la soluzione del rebus attraverso i dispositivi/punti di vista  (c’è pure un drone, ma pare una accelerata visiva un po’ azzardata), ma per quel meticoloso sbrogliare della matassa morale, quell’affermarsi franco e lineare delle tracce di accadimenti del passato che condizionano più o meno inconsciamente le decisioni di un presente sospeso e irrisolto. Insomma, Tutti lo sanno è un Farhadi purissimo e autoriale.

Cruz e Bardem sono, infine, iconograficamente un po’ ingombranti, ma è come se attirassero volutamente su di loro fin troppi sguardi e interrogativi, quando è invece nel cast chilometrico che finiscono per essere ritrovati risolutivi tasselli del puzzle. Film d’apertura dell’ultima Cannes 2018.    

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