Il gup di Termini Imerese ha rinviato a giudizio il sindaco di Bagheria, Patrizio Cinque, imputato di falso ideologico, turbata libertà degli incanti, violazione del segreto di ufficio e abuso di ufficio e autosospesosi dall’M5S dopo la notifica dell’obbligo di firma e “scomunicato” da Luigi di Maio. A processo anche 23 coimputati.

L’inchiesta riguarda, oltre a Cinque, imprenditori, funzionari comunali, l’ex assessore ai Lavori pubblici, un vigile urbano e l’ex commissario della città metropolitana. Tra le contestazioni mosse a Cinque c’è l’aver fatto pressioni sull’ex commissario della città metropolitana Manlio Munafò, anche lui indagato, perché il palazzetto sportivo di Bagheria fosse affidato in partnership al Comune e all’associazione Nuova Aquila Palermo.

Il sindaco è accusato anche di avere rivelato al cognato l’esistenza di un procedimento per abusivismo edilizio aperto nei suoi confronti. L’inchiesta ipotizza, infine, l’irregolarità nella gestione della raccolta dei rifiuti.  “Abbiamo molta fiducia nel collegio del Tribunale guidato da Vittorio Alcamo. Ma è un processo vuoto nei contenuti giuridici” dice all’Adnkronos l’avvocato Antonio Di Lorenzo, legale del sindaco: “Veniamo dal vaglio del gip Guarnotta che aveva in parte demolito l’ordinanza, dopo interrogatorio di Cinque”. E parlando del sindaco, l’avvocato Di Lorenzo, che difende Cinque con la collega Enza Scardino, ha detto: “È molto provato”.

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