di Francesco Spada

Nel settembre del 2017 è stata approvata una legge salva piccoli Comuni, ovvero una norma che ha l’obiettivo di evitare lo spopolamento di tutti quei comuni al di sotto dei 5000 abitanti e che vivono un irrefrenabile calo demografico. Lo spirito della nuova legge è sciogliere i nodi che strangolano le piccole realtà amministrative “garantendo interventi in materia di ambiente, protezione civile, istruzione, sanità, servizi socio-assistenziali, trasporti, viabilità e servizi postali”. Ma saranno in grado, queste nuove misure, di produrre i risultati sperati? Io credo proprio di no, a meno che un governo illuminato e coraggioso non decida di integrare queste norme con una seria ed oculata politica di accoglienza. In Italia abbiamo due esempi in tal senso: Riace, quello più conosciuto e dunque boicottato; Chiesanuova, in provincia di Torino, che è riuscito ad attrarre nuove famiglie stabili, tutte straniere. Con 263 abitanti e 25 immigrati, è il comune con il più alto rapporto residenti/rifugiati il tutto il Nord Italia.

Sono due modelli che funzionano, che hanno rinvigorito la propria economia, che hanno saputo fare integrazione.

Dunque dico, invece di fare la guerra all’Europa per far fronte all’immigrazione, impariamo a gestirla sfruttando i soldi dell’Ue ed partendo da questi esempi. Gli altri paesi europei sostengono di non essere disponibili alla ripartizione degli immigrati in arrivo in Italia, perché in realtà nel nostro paese vi è una percentuale bassa di immigrati rispetto agli altri Stati. Bene, allora stabiliamo una percentuale fissa di immigrati da accogliere in base alla popolazione ed alla ricchezza del paese e firmiamo un accordo con gli altri Stati per cui fino al raggiungimento di questa percentuale ci impegniamo ad accogliere coloro che cercano fortuna nel nostro continente, ma chiedendo denaro all’Europa per gestirli e fare da filtro ad una immigrazione che fa paura. Dunque collochiamo questi nuovi italiani che ne hanno diritto nei nostri borghi semifantasma ed avviamo un processo che può davvero creare economia e posti di lavoro, sviluppare una cultura di integrazione, aumentare le nascite, salvare vite, recuperare borghi e vecchi lavori artigianali, coltivare i nostri campi abbandonati, sfruttando il denaro Ue.

Una volta raggiunta la giusta percentuale di immigrazione, allora si che potremmo pretendere dall’Ue la ricollocazione per i nuovi arrivi, ma intanto avremo aumentato il nostro Pil e reso l’Italia un paese più dignitoso e meno populista. Forse sono proposte del genere è non solo stupide tattiche attendiste che si aspettano i delusi elettori di sinistra.

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