Il carcere Regina Coeli è a secco. Da questa mattina la casa circondariale di Roma, nel cuore di Trastevere è senz’acqua a causa di una rottura di una conduttura su via della Lungara. L’interruzione idrica coinvolge tanto gli uffici quanto le celle dei detenuti. La direzione dell’istituto di pena, secondo quanto riportato dall’Ansa, ha già contattato l’Acea ma al momento i tecnici non sarebbero ancora intervenuti.

All’interno dell’istituto, come riporta il sito del ministero della Giustizia il numero dei detenuti è di 906, laddove la capienza massima indicata nella casella “posti regolamentari” è di 624, per un numero complessivo di stanze pari a 326 che sono senza acqua calda si legge sul sito www.giustizia.it. Come dice al Fattoquotidiano.it l’osservatorio per i “per i diritti e le garanzie nel sistema penale” Antigone, negli istituti visitati negli ultimi 18 mesi, arrivano al 60% le carceri senza docce nelle celle e al 38,8% le strutture dove non c’è acqua calda, “notoriamente una delle caratteristiche di base di un vivere minimamente dignitoso”.

Ma quello dell’interruzione idrica è un problema non nuovo nel mondo carcerario, che ogni estate raggiunge il limite di sopportazione per i detenuti a causa del caldo. Vi sono carceri abituate all’intermittenza della fornitura, e per questo attrezzate all’emergenza, come in Sicilia o nel carcere di San Gimignano (Siena). Un problema spesso legato al territorio, ma anche al fatto che le strutture sono obsolete e sovraffollate.

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