MESTRE – Così si muore di eroina nelle vie e nei giardini di Mestre. Così la banda dei nigeriani, spregiudicata e spietata, non ha esitato a mettere in vendita droga purissima, consapevolmente, per conquistare tutto il mercato e costringere i clienti a una sempre maggiore dipendenza. È un tragico racconto di ragazzi senza speranza quello che emerge dalle pagine dell’inchiesta della procura, dello Sco e della Squadra Mobile di Venezia, che ha prodotto 41 ordinanze di custodia cautelare. Sono tante storie di giovani in balia dei fornitori, che ogni giorno si giocavano la vita come alla roulette russa, sperando che la dose acquistata non fosse quella mortale. È un atto d’accusa, con nomi e cognomi, contro i trafficanti che in pochi mesi, in Veneto, hanno ucciso almeno 18 persone.

“Tutte le overdose mortali che sono state qui raccolte e analizzate presentano due dati certi di riconducibilità al gruppo nigeriano che dall’inizio del 2017 si è insediato stabilmente a spacciare a Mestre, nell’area limitrofa alla Stazione ferroviaria. Si tratta di eroina avente principio attivo elevatissimo e contenente l’adulterante metorfano”, scrive il gip Marta Paccagnella. Il principio attivo oscillava dall’8,2 al 54 percento per l’eroina, dal 10,4 al 72 per cento per la cocaina. Una banda generosa? Nient’affatto. I consulenti del pm Paola Tonini hanno spiegato che la purezza della sostanza crea più dipendenza. I nigeriani hanno inondato la piazza veneta di ottima eroina o cocaina, seguendo freddamente una logica di mercato: “Avevano una chiara strategia: attirare gli assuntori con droga a basso prezzo ‘molto buona‘ che crea una totale dipendenza e quindi induce alla ricerca della medesima tipologia di sostanza. In tal modo l’organizzazione criminale non solo controlla il territorio, ma anche complessivamente il mercato creandosi una ‘esclusiva‘ nella rivendita”. Hanno venduto la droga-killer sapendo quello che facevano.

Secondo il gip, per cinque decessi la riconducibilità ai venditori è “certa”. Enrico Facchini è morto a Mestre il 24 agosto 2017 per “arresto cardiocircolatorio da edema polmonare acuto emorragico da depressione dei centri respiratori encefalici, conseguente ad intossicazione acuta da oppiacei”. Un refereto tipico da overdose. Ha comprato la droga dopo aver telefonato alle 18.36 di quel giorno a Ifeanyi Ahama, uno dei capi dello spaccio. Hanno trovato il suo corpo in garage. Da tre mesi era tornato da una comunità di recupero e quella è la prima telefonata fatta ad Ahana. Il periodo di astinenza ha probabilmente ridotto la sua tolleranza alla droga, che lo ha ucciso.

Avviene tutto sotto gli occhi delle telecamere per Tobia Bullo, la vittima più recente. Alle 12.39 del 4 giugno scorso anche lui riceve l’eroina da Ifeanyi Ahama. Alle 13.02 era già morto, vicino alla stazione ferroviaria di Mestre. Tobia ha impiegato tre minuti per comprarsi la morte. Alle 12.36 parla con Ahama, poi estrae i soldi da una tasca. Con le dita della mano destra indica il numero “due”, riferendosi alle dosi. Il nigeriano ha un gesto di disappunto, probabilmente i soldi non bastano. Si allontana e si siede sul marciapiede. Bullo si avvicina e si siede anche lui. Un altro minuto e la trattativa si conclude. Alle 12.39 si allontana con la droga. Altre telecamere lo riprendono lungo lo strada. Alle 13.02 viene ripreso mentre si accascia in via Monte Nero. La droga lo ha ucciso in un attimo.

Il corpo senza vita di Angelo Scognamiglio viene trovato il mattino del 15 gennaio 2018 in una camera di un hotel di Marghera. In tasca ha dell’eroina con principio attivo al 31 per cento e adulterante metorfano. Un suo amico racconta dell’acquisto avvenuto la sera prima sotto gli occhi di una telecamera. Gli spacciatori hanno un volto e un nome. Sono Frank Oboh e Seedorf Aigbah, che fa da “palo”. Angelo ha consumato in solitudine e così è morto.

Dell’eroina purissima si sapeva, nelle strade di Mestre. Della cessione a Lorenzo Locatelli della dose fatale è accusato John Irenesale. Lo scambio è avvenuto nel parco pubblico di Villa Querini a Mestre. Lorenzo è morto il 10 settembre 2017 in casa. Nei residui della droga viene trovato l’adulterante metorfano, un marchio dell’eroina gialla dei nigeriani. È morto perchè voleva provarla. Quel giorno va a cercarne con un’amica, che ha messo a verbale: “La droga l’acquistavo dai magrebini, non dai nigeriani. Abbiamo discusso… avremmo voluto provare quell’eroina di cui si parlava in quel periodo, perchè era molto buona”. A dargliela è Irenesale, detto “Thompson”. Il racconto della ragazza è agghiacciante: “È arrivato in bicicletta un ragazzo nero africano. Ha estratto dalla bocca una dose confezionata con del nylon a forma di pallina. L’abbiamo aperta immediatamente per verificarne il contenuto. Il colore era giallognolo”. Vanno a farsi nella sede ex Inail, abbandonata. “Abbiamo preso metà della sostanza e ce la siamo iniettata. Era veramente forte (questo detto anche da Lorenzo) tanto che io sono stata male ed ho vomitato. Poi abbiamo deciso di tornare a casa, anche perchè ero ancora sotto gli effetti negativi di quella droga fortissima”. Lorenzo se ne va e tiene per sé la metà non consumata. Il giorno dopo lo trovano morto.

Nicola Verzaro è stato schiantato da un mix di eroina e cocaina il 31 agosto 2017. La coca gli è stata ceduta da Michael Ugheghele, detto “John”, davanti alla stazione di Mestre, ma non è stato individuato il nigeriano che gli ha dato l’eroina, vera causa del decesso. Quello di Nicola fu un gioco con il destino. Quella sera incontra due amiche tossicomani. Lui ha già due dosi di eroina comprate dai nigeriani nel sottopasso della stazione. Una delle amiche, scrive il gip, “consapevole della pericolosità dell’eroina che in quel periodo stava causando numerosi decessi ed overdose, informava l’amico che lei non avrebbe assunto tale droga, preferendo la cocaina”. E quindi si rivolge a “John”, da cui Verzaro acquista due palline di cocaina davanti all’Hotel Bologna. Vanno a farsi in un parco. La seconda ragazza sta male a causa dell’eroina. Così si rifugiano nell’appartamento dell’altra donna, dove Nicola finisce la sua dose di eroina. Si sente male e muore.

Ci sono altri decessi dove gli indizi non diventano prove inconfutabili. Irma Scattolin (1 settembre 2017) aveva comperato da un nigeriano riconosciuto con “quasi certezza” dal suo ex fidanzato. Gianandrea Garbisa (5 agosto 2017) aveva un fornitore abituale, John Irenesale; secondo un amico della vittima “la sua eroina, rispetto a quella che circolava, era molto buona, praticamente purissima”. Indizi certi portano alla banda dei nigeriani, non alle persone fisiche, per altri quattro morti, Mihai Balica, Edoardo Monti, Sami Sheata Shady Magdy e Pietro Pellegrino. E un testimone ha dichiarato: “Da Irenesale ‘Thompson’ comprai 600 dosi in un anno, lo avvertii che la sua droga era pericolosa in quanto generatrice di decessi per overdose. Ma lui si mise a ridere”.

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