A indossare “una maglietta rossa per fermare l’emorragia di umanità”, sabato ci sarà anche padre Alex Zanotelli, il noto missionario comboniano che dopo aver vissuto per anni in una delle più grandi baraccopoli dell’Africa ora ha scelto di abitare alla “Sanità” a Napoli. L’iniziativa lanciata da don Luigi Ciotti, dal giornalista Francesco Viviano, dalla presidente dell’Arci Francesca Chiavacci, da quello di Legambiente Stefano Ciafani e da Carla Nespolo dell’Anpi, ha già raccolto centinaia di adesioni. L’invito è quello di indossare un indumento rosso perché è il colore delle magliette e dei vestiti indossati dai piccoli migranti che hanno tentano la fortuna con le traversate nel Mediterraneo. Il pensiero degli organizzatori va al piccolo Alan ma anche ai tre bambini annegati l’altro giorno davanti alle coste libiche. Padre Zanotelli l’Africa la conosce come il palmo delle sue mani così come ha ben presente l’indifferenza.

E’ il momento giusto per organizzare una simile manifestazione?
“L’iniziativa lanciata da Libera è una buona idea purché aiuti a far reagire. Questa è una strada, una delle tante possibili. Bisogna provarle tutte. Dobbiamo far partire la reazione della gente. E’ adesso che sta venendo fuori il problema. I naufragi di questi giorni sono il risultato chiaro di una politica che ha silurato non gli scafisti ma le navi che vanno a salvare questa gente con la proibizione di arrivare nei nostri porti. Nessuno bloccherà mai i migranti: son pronti a rischiare tutto”.

Basterà una maglietta rossa per risvegliare la gente?
“Parliamoci chiaro: il 70-80% degli italiani sta dando ragione a Salvini. C’è un razzismo crescente da parte del nostro popolo. Sta venendo fuori con chiarezza questo problema. Non mi aspetto chissà quale reazione da parte della gente ma tocca a noi uomini di Chiesa e di buona volontà iniziare a reagire. Di noi tra qualche anno diranno la stessa cosa di quello che oggi pensiamo su quanto avvenuto in Germania con la Shoah. Tra non molto qualcuno si chiederà: come hanno potuto permettere un crimine così davanti all’Europa e con tutti i mezzi di comunicazione a disposizione? Stiamo ripetendo lo stesso sbaglio”.

L’appello scritto da don Ciotti con Arci, Legambiente, Anpi fa riferimento ad un’Europa dove “ancora si discute sul problema dell’immigrazione e non di fratellanza”. Siamo di fronte ad un’Europa indifferente o ad un’Italia incapace di gestire il fenomeno immigrazione?
“Ci sono alcuni aspetti sui cui ha ragione anche il Governo italiano a protestare. L’Italia è stata lasciata sola. La Germania si è lavata le mani e ora vuole mandarci indietro tutti quelli che sono passati dal nostro Paese prima di arrivare nei loro confini marcando l’incapacità dell’Europa di dare accoglienza. Questa è la politica della non accoglienza di gente che è disperata. L’Europa che si gloria di essere la patria dei diritti umani si comporta in questo modo, è assurdo. La stessa scena la vediamo anche con Donald Trump. E’ una questione mondiale. Dobbiamo reagire. Papa Francesco parla chiaro ma c’è una Chiesa che è in buona parte assente. I fedeli, i Vescovi, i preti devono farsi sentire”.

Ci sta dicendo che le comunità ecclesiali non hanno fatto abbastanza in termini di accoglienza?
“La questione è un’altra: il silenzio della Chiesa è imbarazzante. La Lega non è nata ieri ma trent’anni fa. Non ho ancora visto un documento della Cei della Lombardia o del Piemonte sulla Lega, facendo un’analisi del razzismo che si cela dietro questo movimento. E’ importante il ruolo di coscienza critica. E’ troppo poco quello che come Chiesa stiamo facendo”.

Lei ha lanciato un appello anche ai giornalisti perché “tentino di far passare ogni giorno qualche notizia per aiutare gli italiani a capire i drammi che tanti popoli africani stanno vivendo”.
“Quel documento l’ho scritto lo scorso anno e gira in Rete ora. Oggi è ancora più attuale di allora. E’ fondamentale far conoscere al popolo la situazione dell’Africa. Ognuno legge la realtà partendo dal luogo dove vive: se leggi l’Africa da Milano è una cosa ma se la osservi dalla baraccopoli di Korogocho vedi la realtà con altri occhi. Bisogna aiutare la gente a capire le cause di quanto sta accadendo. Ad esempio, il problema dei cambiamenti climatici. L’Onu ha scritto un documento dove afferma che entro il 2050 si aspetta 250 milioni di rifugiati climatici, gente che dovrà spostarsi perché la sua terra è diventata deserto. La gente non conosce nemmeno le guerre, le dittature. Dobbiamo fare di più perché queste notizie arrivino alle persone”.

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