La Procura di Pesaro ha impugnato la trascrizione al Comune di Gabicce mare dei gemelli di una coppia di due uomini.  Lo riporta il Resto del Carlino. La coppia ha avuto due gemelli con maternità surrogata; i piccoli, un maschio e una femmina, sono nati in California a febbraio. I due padri avevano ottenuto il 28 aprile la trascrizione dei bambini all’anagrafe di Gabicce mare, senza però specificare chi fosse il padre biologico. Il sostituto procuratore Silvia Cecchi ha fatto ricorso al tribunale civile per sospetta violazione dell’ordine pubblico. I due uomini sono uniti civilmente e hanno 57 e 34 anni. A fondare l’iniziativa del sostituto procuratore Silvia Cecchi, per quanto si sa ora, non è il reato di maternità surrogata, ma la trascrizione del certificato estero. In parole povere, dunque, il fatto che per la legge – contrariamente a quanto natura vuole – quei bimbi possano essere ritenuti figli di due padri.

La coppia, residente a Gabicce Mare ha chiesto l’iscrizione con il supporto legale dell’avvocato Alexander Schuster del Foro di
Trento, specializzato in casi di questo tipo. I due papà sono italiani, i gemelli hanno invece la cittadinanza Usa per lo ius soli, aveva spiega
il sindaco Domenico Parruzzi. È una disciplina ancora lacunosa, riferiva una nota del Comune, nella quale diventa determinante il ruolo dell’ufficiale di stato civile che riceve la richiesta di trascrizione dell’atto di nascita avvenuta all’estero. “Non si tratta solo del riconoscimento di diritti civili – aveva sottolineato il sindaco – ma di un’azione di civiltà. Si parla della vita di due bambini e di una nuova famiglia che si è formata. La nostra epoca ci vede impegnati in battaglie per il riconoscimento dei diritti, quindi non possiamo esitare di
fronte ad una svolta epocale come il riconoscimento legittimo di figli nati da famiglie omogenitoriali”. L’iscrizioni di Gabicce era arrivata poco dopo una effettuata a Torino e prima di quelle di Roma e Catania. “Ora che insieme a Torino – osservava – anche Gabicce Mare ha
acceso i fari su questo nuovo assetto di famiglia, ci si aspetta che la legge affronti il tema con urgenza con i dovuti adeguamenti normativi”.

La questione, dal punto di vista giuridico, è molto intricata. Se è vero infatti che l’Italia, da un lato, è obbligata a riconoscere gli atti esteri validamente emessi nel Paese di provenienza, dall’altro il nostro diritto internazionale vieta ciò quando l’oggetto di un certificato sia contrario all’ordine pubblico, e cioè ai principi irrinunciabili del nostro ordinamento.

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