Vi racconterò la storia atroce di un padre cancellato con un colpo di penna dalla vita di suo figlio, solo dopo qualche anno di vita, poiché la madre aveva deciso di rimuoverlo dalla vita del figlio. E cancellato grazie anche all’ignavia di chi dovrebbe decidere ed ha invece deciso di non decidere.

Un giorno la madre presenta una denuncia poiché vede il figlio col padre, nudi dopo la doccia. Un fatto incredibile, come noto. Dopo la doccia normalmente si è in abito da sera. E denuncia il padre del minore per abusi. Il padre, una brava persona, intimorito si vede costretto a lasciare l’abitazione. Ed inizia a perdere il contatto col figlio che gli viene costantemente negato.

La procura indaga e nomina un perito che esclude in modo categorico qualsiasi abuso, invece rilevando la sussistenza di un “disturbo dell’attaccamento indifferenziato” nel minore sottolineando come l’esperienza affettiva e mentale del bambino si sia progressivamente polarizzata sul lato della relazione con il contesto materno, in netto contrasto con quello paterno, secondo cui tutto ciò che è materno è buono, e tutto ciò che è paterno è pericoloso e negativo.

Si certificava di fatto già un caso da manuale di alienazione genitoriale (la rimozione del genitore, ostacolato, impedito a svolgere il suo ruolo genitoriale) e l’esistenza di una grave calunnia usata come arma di distruzione del padre.

Nel mentre, il Tribunale per i minorenni, con decreto definitivo del 2013 affida il minore al Comune, ma lasciandolo ampiamente collocato presso la madre (proprio ciò che non si deve fare, lasciare il minore ostaggio del soggetto alienante), limitando l’esercizio della potestà dei genitori chiedendo all’Ente di monitorare la relazione tra il minore ed entrambi i genitori; prescrive una psicoterapia individuale in favore della madre (e non del padre si noti bene); chiede di assicurare i rapporti padre-figlio in uno spazio neutro (come un recluso, pur non avendo egli fatto nulla!) “sino alla graduale liberalizzazione” (che non solo non avverrà mai ma addirittura lo spazio neutro sarebbe divenuto poi perpetuo e anche saltuario); e prevedendo pure di giungere all’individuazione di un diverso collocamento del bambino.

Il Tribunale dei Minori meneghino congela il fascicolo ed il Comune contribuisce a far evaporare definitivamente la figura del padre: lo spazio neutro diviene una gabbia definitiva – non si comprende bene a che titolo – in cui il figlio gli diviene sempre più ostile e sempre più rari divengono gli incontri.

A questo punto subentro io come difensore e chiedo al Tribunale ordinario di intervenire e nel 2016 in modo chiaro il collegio scrive che v’è “chiaramente una situazione di stallo e che sussiste allo stato grave pregiudizio per il minore nel collocamento presso la madre, (…) una continua opposizione materna” e vista “la grave situazione in essere” chiedendo un tale intervento urgente alla Procura prescrive “l’allontanamento del minore dalla madre (onde) sottoporlo alle opportune cure e curare la ripresa effettiva del rapporto di… con il padre”.

Tutto chiaro? A questo punto ci si aspetterebbe che nel giro solo di qualche settimana il minore venga “sottratto” al genitore alienante, riequilibrato e ri-orientato verso il padre e poi finalmente collocato presso di lui. Ed invece cosa fa di nuovo il Tribunale dei Minori, al quale si è costretti nuovamente a fare ricorso attesa la sua inerzia assoluta? Decide nuovamente di istruire la vicenda ed il Giudice istruttore prende finalmente pienamente atto del grave fenomeno di alienazione. Se non che poi il giudice delegato a decidere si tiene il fascicolo oramai dal maggio 2017 (dunque da 13 mesi) senza nulla decidere, ignorando anche istanze molto chiare.

Nel mentre il minore si appresta a compiere nei prossimi mesi, dodici anni. Continua a vivere beato con il genitore “disturbato”, il padre col quale di fatto non ha mai avuto rapporti, non lo vede più definitivamente da due anni.

Diritti super fondamentali sono stati violati, calpestati, vilipesi. Il diritto genitoriale del padre soppresso. Il diritto bigenitoriale del figlio abdicato. Il fascicolo è stato dimenticato, questa è la prassi di molti tribunali, di troppi giudici, indifferenti rispetto alle grida di dolore, alle urla strazianti, alle vite spezzate. I figli crescono, senza padri (e nel 20/30% dei casi anche senza madri) grazie all’ignavia.

Di casi così ce ne sono a migliaia, in Italia.

Ora si chiederà l’intervento al Guardasigilli e un’ispezione del tribunale. Si chiederà al Csm di valutare la condotta dei giudici. Poi si chiederà conto delle condotte e dei gravissimi danni arrecati, al Comune e allo Stato. Perché è giusto che i responsabili rispondano.

Ma chi restituirà la vita e la felicità ad un padre cancellato e ad un figlio maschio deprivato della figura paterna e col rischio di incorrere in gravi disturbi della personalità?

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