È andata a fuoco nella notte la Maserati dell’imprenditore Carlo D’Aguano, arrestato nell’ambito dell’indagine per corruzione che ha coinvolto 6 poliziotti di Roma e la funzionaria della Procura capitolina Simona Amadio, candidata alle elezioni amministrative del 2016 nella lista leghista Noi con Salvini. A dare l’allarme sono stati alcuni residenti che hanno sentito un boato e visto le fiamme fuoriuscire dall’automobile, parcheggiata sotto casa dell’uomo in zona Casal Monastero.

Intanto continua il lavoro degli inquirenti sull’inchiesta: secondo le ricostruzioni, Amadio “utilizzando le proprie credenziali di accesso per finalità diverse da quelle per cui erano state rilasciate” entrava nelle banche dati dei magistrati e riferiva a D’Aguano notizie segrete sulle indagini a suo carico. In cambio, aveva ottenuto vantaggi nell’acquisto di due auto e sperava di “cambiare vita”, con la promessa di entrare in affari con lo stesso imprenditore e gestire una delle sue società. Un patto forse fondato sulla riservatezza e l’affidabilità della donna, come sembra rivelare un’intercettazione tra i due: “Io e te mi pare che ci siamo capiti subito… Siamo sulla stessa lunghezza d’onda, a me mi piace parlare per monosillabi“.

Amadio, 49 anni e 336 voti presi alle amministrative del 2016 in quota Lega (non sufficienti per essere eletta), si definiva la “talpa” in Procura, vero e proprio anello di congiunzione tra l’imprenditore arrestato (da tempo attenzionato dalla Dda per presunti contatti con la camorra) e i sei poliziotti accusati, a vario titolo, di corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio e per l’esercizio della funzione, di essere entrati abusivamente nel sistema informatico e di aver rivelato segreti d’ufficio. Il suo ruolo, come testimoniato dalle intercettazioni, era quello di fornire informazioni in tempo reale all’imprenditore. Ed eventualmente favorirne gli interessi grazie ai suoi contatti in Tribunale. Secondo il Corriere della Sera, D’Aguano di recente aveva messo gli occhi su un locale confiscato e sotto amministrazione giudiziaria, da acquistare a un prezzo vantaggioso: un’operazione per cui Amodio aveva iniziato a muoversi, dicendosi pronta a chiamare un dirigente del tribunale che “sta in mezzo a ‘ste cose, ci capisce ed è mio fratello“.

Il lavoro degli inquirenti si sta concentrando anche sul passato di D’Aguano, definito il “boss” in una conversazione telefonica con uno dei poliziotti arrestati. Come riporta il Corriere della Sera, L’imprenditore napoletano, 38 anni, è stato indicato da un pentito di camorra come collettore di estorsioni di un certo Francesco Ulero detto “culo ‘e stoppa”. Una sua zia, inoltre, fu convivente di Luigi Schiavino, detto “Giggino barbetta”. D’Aguano ha poi precedenti per spaccio di droga, tentato furto, falsificazioni di monete e truffa. E, come racconta la moglie in un’intercettazione, è stato arrestato perché “comprava le persone”.

Dall’ordinanza del gip Cinzia Parasporo è emerso poi un dialogo fra Amodio e il suo compagno Angelo Nalci (addetto all’ufficio scorte della Questura e anche lui finito in carcere), che chiarisce ulteriormente il rapporto corruttivo fra i due: “Io Carlo me lo voglio tenere, allora tu devi pensare amore, che come tutti ‘gli impiccioni‘ lui ha amici poliziotti… la talpa in Procura… lui (D’Aguano ndr)…la prima cosa che mi ha chiesto è: ‘mi posso fidare?’…a lui gli serve un appoggio in Procura, cioè qualcuno che va ad aprire a va a vedere. Ma questa gente che pensa – diceva in un’altra conversazione – …che io veramente da 23 anni sto a pettinare le bambole dentro alla Procura, prima di Milano e poi quella di Romase io voglio arrivo dappertutto e a me nessuno mi dice di no”. “Il collega che mi ha fatto il favore di fare i tabulati – continua la Amadio richiamando un vecchio episodio -, lo sa che io mi faccio tagliare la gola ma i tabulati non escono fuori …a me nessuno mi dice di no…ma non perché sono un Padre eterno…perché in questi anni, forse, tra le tante sventure che mi sono capitate nella vita ho dato qualcosa a chi mi stava di fronte…quindi come si muovono, si muovono male”.

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