È notizia di questi giorni: un uomo afferra il suo cellulare, lo punta verso se stesso e si scatta un selfie mentre alle sue spalle una donna agonizzante è distesa su un binario dopo che un treno l’ha investita. Il filosofo Diego Fusaro, sul suo profilo Facebook, ha definito il gesto “la moderna barbarie”, che esalta il proprio ego davanti a uno schermo, insensibile al dolore altrui. A mio avviso è solo l’ennesimo caso di ipnosi digitale.

Si tratta di un fenomeno che si sta diffondendo silenziosamente. Già da qualche tempo il Manuale mondiale delle malattie psichiatriche (Dsm V) ha inserito in via preliminare la dipendenza da Internet (Iad) come nuova malattia psichiatrica, mentre il TecnoStress è riconosciuta come patologia professionale dal 2007 a seguito di una sentenza della Procura di Torino. Ma all’origine di queste nuove affezioni che coinvolgono gli utilizzatori di moderne tecnologie vi è un processo di ipnosi digitale che è l’anticamera della malattia.

L’ipnosi è un fenomeno di allucinazione della realtà. La mente focalizza l’attenzione su un solo punto ed esclude tutto il resto, ritenendo possibile anche l’impossibile. Sotto ipnosi una persona non sente il dolore. Oppure esegue compiti senza nessuna obiezione critica, cedendo la propria volontà all’ipnotizzatore. Il corpo può diventare rigido come la roccia. Oppure, come dimostrò il grande ipnotista clinico Milton Erickson, è possibile eliminare una fobia in una sola seduta.

Ebbene, la tecnologia degli schermi è ipnotica e induce stati di trance. Trascorrere molte ore con i dispositivi digitali può provocare alterazione della realtà, comportamenti anomali e compulsivi e il soggetto si trasforma in un automa che fa cose prive di senso. Qualche tempo fa un giornalista della Bbc, dopo aver concluso il collegamento in studio, iniziò a usare la sua mano come fosse un cellulare, scorrendo notizie inesistenti, ignaro che le telecamere fossero ancora accese e che la sua allucinazione venisse trasmessa in diretta. Si trovava in uno stato di ipnosi digitale. E di esempi come questo ce ne sono tanti.

Le cause di questo fenomeno? Sono tante. Si va dalla dipendenza emotiva, alla consapevolezza ridotta, dal delirio di onnipotenza al narcisismo egoico esasperato (solo per citarne alcune). Di questo rischio sociale si parlerà al Congresso mondiale di Ipnosi, in programma a Roma dal 15 al 17 giugno, dove interverranno i maggiori esperti di ipnosi internazionale. Personalmente, dal palco dei relatori parlerò di Ipnosi digitale e TecnoStress nel lavoro con gli schermi e illustrerò più in dettaglio le cause e le soluzioni per difendersi da questo nuovo fenomeno di alterazione psicologica indotto dall’uso degli schermi.

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