L’Autobrennero spa (A22) macina utili anche quest’anno. Come riportato da l’Adige.it lo scorso 23 marzo, la gestione autostrada del Brennero ha registrato, infatti, un utile netto di 81,7 milioni, +10% sul 2016. Grazie ai risultati del 2017 verranno distribuiti ai soci dividendi per 35 milioni pari a 23 euro ad azione.

Il rinnovo gratuito della concessione dell’Autobrennero è stato un regalo del valore di circa 5 miliardi al Trentino Alto Adige: l’ennesimo a una regione già largamente sussidiata da parte dello Stato italiano fortemente indebitato che si priva di risorse fresche per regalarle a un territorio che non ne ha bisogno. Dati raccolti nel 2016, infatti, testimoniano che agli abitanti di Trento e Bolzano sono stati destinati una media di 8.250 euro l’anno di trasferimenti pubblici, mentre i “poveri” abitanti lombardi sono all’ultimo posto con 2.265 euro l’anno.

Le regioni a statuto speciale non hanno più senso. Oltre ai ricchi trasferimenti statali, la regione autonoma può trattenere gli utili dalla gestione dell’autostrada grazie a pedaggi salatissimi pagati da tutti gli italiani e dai molti stranieri che la percorrono. Dall’aprile 2014 – data di scadenza della concessione – la proroga senza corrispettivo dello Stato ha generato una perdita erariale di oltre 100 milioni l’anno (tanto è il profitto della società concessionaria di cui è maggiore azionista la Regione Trentino Alto Adige).

Da quattro anni Autobrennero spa opera senza concessione definitiva. Il governo e il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio vorrebbero prorogare la concessione per altri 30 anni senza indire una gara d’appalto, affidando direttamente a una nuova società in “house”, interamente a capitale pubblico. La Regione dovrebbe acquisire le poche quote private mancanti per la gestione dei 314 km di asfalto che vanno da Modena al Brennero. Una vera e propria gallina dalle uova d’oro che assicura extra-profitti strabilianti che diventeranno un nuovo sussidio indebito alla già ricca regione autonoma.

Per sottrarsi alle regole sulla concorrenza, il ministero ha ottenuto due anni fa il via libera dall’Ue a patto che venisse realizzata la trasformazione della società concessionaria in società in house, ovvero una società con azionisti interamente pubblici: un escamotage per avere il consenso politico della Regione. Per l’A22 si trattava di acquistare da quattro soci privati il 14,1% delle azioni (cosa non ancora avvenuta) ma la proroga della gestione è invece partita; a dimostrazione che le regole poco contano se c’è la volontà politico-consociativa.

Oggi Autobrennero spa è  controllata a maggioranza – con il 54% delle quote – dalla provincia autonoma di Trento e da quella di Bolzano il resto da altri enti locali. Della nuova società, che doveva essere il presupposto per il prolungamento della concessione, mancano persino lo statuto e la convenzione con il ministero delle Infrastrutture. È inaccettabile che lo Stato continui a prorogare la concessione per un tempo indefinito in attesa dell’accordo con i privati, senza una scadenza.

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