Ancora proroghe per autostrade inutili e guadagni milionari per i soliti noti. Venerdì di Repubblica di questa settimana ospita una bella intervista con Margarete Vestager, la commissaria europea alla concorrenza, con foto valorizzanti della sua eleganza, del suo sguardo azzurro e un titolo per una volta positivo, l’europa che funziona.

La signora Vestager, come prima di lei altri commissari, sono diventati popolari sapendo utilizzare le loro ampie competenze per attaccare privilegi indebiti di grandi aziende. Hanno fatto cioè fatto scelte politiche precise, suffragate spesso da solidissimi argomenti giuridici. Ed è per una scelta politica ma non altrettanto solida giuridicamente, che dobbiamo oggi arrenderci all’evidenza che la signora implacabile contro i giganti del web si è anche lei fermata di fronte ai nostri ruspanti signori delle autostrade (come tutti i suoi predecessori, Bolkestein, Monti, Mc Creevy, Almunia), a dimostrazione del potere veramente “forte” di questo settore: noi lo sappiamo bene, perché è da molti anni che prepariamo dossier, andiamo a trovare commissari e funzionari, scriviamo lettere e portiamo fatti e numeri, spesso con comitati cittadini, ngo, deputati europei di vari gruppi e nazionalità.

Negli anni, il più sincero è stato Mario Monti che ci ha fatto capire con quel suo modo british che non era davvero possibile prendersela con Autostrade. Il più pugnace è stato Mc Creevy, sinceramente scocciatissimo, lui così liberista, di non poter spazzare via i privilegi dei soliti noti e autore di avvertimenti e note che assicuravano che quella “sarebbe stata assolutamente l’ultima volta”. Non so cosa pensi veramente la signora Vestager, l’abbiamo incontrata ma ha parlato pochissimo, ma è indubbio che il nostro lavoro di anni e la memoria delle promesse di Mc Creevy hanno in parte evitato la totale vittoria delle concessionarie arrivate alla trattativa con pretese di proroghe decennali praticamente senza condizioni.

Ma è un fatto che le scelte da un punto di vista di diritto e di convenienza sociale sarebbero dovute essere diverse. Vediamo le quattro ragioni principali che spiegano perché la scelta della Commissione è sbagliata: scelta, conviene chiarirlo, che permetterà a concessionarie già ricche e piene di utili di allungare le concessioni – cioè di ottenere soldi pubblici dopo averne ottenuti moltissimi.

1. In primo luogo, le regole e direttive per la concorrenza e il mercato interno sono “interpretate” ma non rispettate, anche se sono in vigore dal lontano 1993. Lo stesso comunicato della Commissione Europea parla di “limitare le distorsioni della concorrenza” che quindi rimangono. Poiché queste regole avevano l’obbiettivo di eliminare privilegi e posizioni di rendita già da 25 anni, è chiaro che questi settori se ne fanno allegramente beffa.

2. In secondo luogo, questa non è la prima proroga delle concessioni autostradali che viene garantita dalla Ue all’Italia: basti pensare che Autostrade per l’Italia ha beneficiato di una proroga ventennale dal 2018 al 2038, che si diceva sarebbe stata “l’ultima”, e ora invece ha ottenuto altri quattro anni. E in realtà, sono state prorogate tutte le concessionarie autostradali italiane negli anni ’90, con l’avvallo esplicito della Ue.

3. In terzo luogo, realizzare nuove infrastrutture autostradali come la Gronda di Genova grazie alle proroghe è un modo per sostenere e far crescere il traffico veicolare privato in contrasto con l’accordo di Parigi, l’uscita dai fossili e la riduzione dell’inquinamento atmosferico. La Commissaria parla nel suo comunicato di investimenti “essenziali” e l’argomento del sostegno all’attività economica è sempre stato usato per ribattere gli abusi e privilegi dei concessionari: ma in tempi di cambi climatici e di rivoluzione digitale, sono altre le attività economiche che la Ue dovrebbe sostenere e non la vecchia idea di sprecare territorio e per infrastrutture inutili. Insomma, si predica la “cura del ferro” e la mobilità sostenibile ma poi si trova sempre il modo di sostenere e aiutare i potenziamenti stradali.

4. Infine, stiamo parlando di proroghe e aiuti verso due società private – Autostrade per l’Italia del gruppo Benetton e Sias del gruppo Gavio – che ogni anno incassano e macinano utili: nel caso di Aspi l’utile netto del gruppo nel Bilancio 2017 è di 817 milioni di euro e nel caso del gruppo Sias l’utile netto del gruppo nel bilancio 2017 è di 90 milioni di euro. Difficile affermare che così facendo si sostiene un settore o operatori in difficoltà. Al contrario, denaro pubblico continuerà ad affluire alle loro casse.

Il comunicato della commissaria Vestager riflette quasi parola per parola quelli dei suoi predecessori. La logica è sempre la stessa degli ultimi 30 anni: intanto subito le proroghe poi si vedrà.

Il testo è stato scritto in collaborazione con Anna Donati

Articolo Precedente

Debito pubblico, tagli alla spesa e aumenti fiscali non aiutano. Anzi, lo alimentano

next
Articolo Successivo

Autobrennero, concessioni prorogate e sussidi indebiti. Un altro regalo al già ricco Trentino

next