“L’unica soluzione è il voto a giugno, Salvini lo chieda con me”. Nessun commento sulla perdita di consensi in Friuli Venezia Giulia, anzi l’annuncio con un video su Facebook che il Movimento 5 stelle chiude ufficialmente i due forni e chiede le elezioni anticipate. Luigi Di Maio non ha aspettato la direzione Pd e dopo aver incassato la chiusura di Matteo Renzi in diretta su Rai 1, ha scelto di anticipare tutti con una nuova mossa rivolta al Quirinale. Intanto è tornato a chiedere la guida dell’esecutivo il centrodestra: da una parte Matteo Salvini ha liquidato tutti pubblicando la foto di un due di picche su Twitter (“Donne e uomini ringraziano il Pd per l’egregio lavoro svolto e salutano Di Maio e compagni. Andiamo a governare”, ha scritto), dall’altra Silvio Berlusconi in una nota ha ribadito che tocca alla coalizione compatta prendere in mano la situazione.

La parola ora spetta naturalmente al Capo dello Stato, ma per i grillini, chiuso anche il fronte del dialogo con il Pd, resta solo l’opzione del voto. Tanto che, poco dopo Di Maio, è andato all’attacco anche l’ex deputato Alessandro Di Battista: “Ho sbagliato”, ha scritto su Facebook riprendendo una sua metafora che qualche settimana fa aveva provocato varie polemiche, “a chiamare Salvini Dudù, a differenza sua Dudù al guinzaglio non l’ho visto quasi mai. Ora dimostrasse un coraggio che non ha mai avuto e chiedesse elezioni anticipate”. Per l’occasione è uscito dal silenzio anche Beppe Grillo con un post sul blog personale dal titolo “La perfezione dei parassiti: “È una cosa che dobbiamo al Paese”, si legge, “il tentativo di incontrarci su dei temi con questi personaggi, escludendo quelli assolutamente impossibili. Il Pd e l’accozzaglia che attende il cedimento strutturale del suo garante, Berlusconi, credono davvero che vogliamo allearci con loro? Oppure sono i media, ed è la gente a crederlo? Ma non è quello che pensiamo noi, confondere un accordo su dei temi con un’alleanza è come confondere un contratto d’affetto con l’amicizia”.

Le urne sono per i 5 stelle la soluzione migliore, dicono. Almeno per il momento. Perché lo spauracchio del voto, specie alla luce di una Lega così forte al Nord, non è di sicuro lo scenario più allettante per il Movimento 5 stelle. Il Carroccio ha invocato la necessità di formare un governo. La Lega – come spiegano fonti parlamentari all’Ansa – non teme le urne ma non lavora per uno scioglimento anticipato. Nessun commento diretto, quindi, alla richiesta di Di Maio, ma l’appello a tutte le forze politiche, tranne al Pd, per formare un governo del fare che risponda ai problemi degli italiani. Ma la domanda è sempre la stessa: con quali voti? Se il M5s non accetta Silvio Berlusconi e se la Lega non intende mollare l’ex Cavaliere, resta solo l’ipotesi di un esecutivo di responsabili per fare le riforme. Ipotesi che sarebbe però osteggiata sia dai 5 stelle che da Salvini. Matteo Renzi, cavalcando quello che prima di lui aveva detto il ministro uscente Carlo Calenda, ha rilanciato l’idea di un governo istituzionale per fare le riforme: quindi la legge elettorale e la riforma della Costituzione, ossessione dell’ex segretario. La decisione ora spetta a Mattarella.

Di Maio: “Unica soluzione è il ritorno al voto”
All’indomani del voto in Friuli Venezia Giulia, Di Maio ha scelto evitare un commento del voto e di rilanciare invece sulle trattative per il governo. Quindi, incassata la rottura di Matteo Renzi e liquidata la settimana di dialogo con Maurizio Martina, ha pubblicato un video in cui chiede esplicitamente un ritorno alle urne. “A questo punto non c’è altra soluzione”, ha dichiarato, “bisogna tornare al voto il prima possibile. Poi ovviamente deciderà il presidente Mattarella. Tutti parlano di inserire un ballottaggio nel sistema elettorale, ma il ballottaggio sono le prossime elezioni e quindi io oggi dico a Salvini: andiamo insieme a chiedere di andare a votare e facciamo questo secondo turno a giugno. Facciamo scegliere i cittadini tra rivoluzione e restaurazione”. Il capo politico M5s nel video ha anche rivendicato i 50 giorni e passa di mediazioni con gli altri partiti, che ora ha accusato di voler fare solo i propri interessi. “Il M5s”, ha detto, “in modo serio si è impegnato totalmente per rispettare il voto dei cittadini. Visto che abbiamo ottenuto un risultato straordinario, ma non abbiamo ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi non ho mai pensato che sarebbe stato facile ma non avrei mai immaginato che sarebbe stato impossibile: è vergognosa la maniera in cui tutti i partiti stanno pensando tutti al proprio orticello e alle poltrone“.
 

Quindi ha analizzato brevemente le difficoltà avute su un fronte e sull’altro. Per quanto riguarda i democratici è tornato a parlare dell’intervista di Matteo Renzi a Che tempo che fa su Rai 1: “Il Pd, che ha preso una clamorosa batosta, qualcosa sembrava che stesse iniziando a capirlo, infatti aveva messo da parte Renzi relegandolo a senatore semplice come lui stesso si era definito, ma ieri sera lo abbiamo visto addirittura riproporre una riforma costituzionale, dopo che gli italiani gliene avevano già bocciata una. Ieri, anziché chiedere umilmente scusa per i danni fatti dal suo governo, ha attaccato me e il M5S, chiudendo a qualsiasi ipotesi di contratto”. Renzi, nel corso dell’intervento, ha anche liquidato reddito di cittadinanza e modifiche al Jobs act. E su questo Di Maio ha commentato: “Per Renzi un padre di famiglia che perde il lavoro va lasciato solo dallo Stato. Ha detto che bisogna dargli un lavoro ma nel mentre cosa dà da mangiare ai suoi figli? Queste situazioni succedono in tutta Italia, specialmente dopo il Jobs Act che Renzi continua a difendere. Sapevamo bene che il Pd nel programma scrive delle cose e poi ne fa altre. Nel 2013 non c’era l’abolizione dell’art.18, come la devastazione della scuola o la riforma costituzionale e tantomeno il salvataggio di Banca Etruria. Ed è per questo che volevo vincolare il Pd facendogli firmare un bel contratto davanti a tutti gli italiani”.

Per quanto riguarda infine il fronte con Salvini, che comunque continua ad essere chiuso per il momento, ha detto: “Salvini ha preferito gli interessi di un condannato incandidabile a quelli degli italiani. Gli ho parlato a cuore aperto, niente, lui ha scelto Berlusconi, uno che ha creato Equitalia e ha fatto la legge Fornero, è una cosa per me incomprensibile mantenere una coalizione divisa su tutto costruita per arraffare posti in Parlamento piuttosto che fare qualcosa di buono per l’Italia. Se Berlusconi avesse avuto voti sufficienti per fare una maggioranza con Renzi avrebbe mollato Salvini nella notte tra il 4 e il 5 marzo, altro che dopo 50 giorni”.

Di Maio ha detto di difendere comunque e ancora la scelta di proporre un contratto alle altre forze politiche, perché il M5s è “post ideologico”: “In queste settimane alcuni ci hanno criticato per aver provato a firmare un contratto di governo con gli uni o con gli altri. Io quest’azione la rivendico, il M5s è post ideologico, le nostre idee non sono né di destra né di sinistra, le idee o sono buone o sono cattive. E avevamo tutta l’intenzione di portare a casa il risultato, lo abbiamo dimostrato concentrando il dibattito sui temi e non sulle poltrone”.

Il tweet di Salvini: “Saluti a Di Maio e compagni”. Berlusconi: “Friuli? Ragione in più per dare il governo al centrodestra”
Del voto anticipato non ha mai avuto paura di parlare Matteo Salvini, ma ora, dopo il risultato in Friuli, il centrodestra rafforzato potrebbe anche aspirare ad altro. In questo senso va letta la nota di Silvio Berlusconi, che di un ritorno alle urne ha scarso interesse e che non ha intenzione di tirarsi fuori dai giochi. “Il centrodestra unito si conferma vincente e accresce ancora i suoi consensi. Questo conferma una volta in più che siamo non soltanto la prima coalizione del Paese, ma anche quella più in sintonia con gli umori e le esigenze degli elettori. Sul piano politico complessivo questa è una ragione in più per affidare al centrodestra la guida del governo nazionale. La vittoria del centro-destra, la crescita di Forza Italia, il crollo dei cinque stelle sono tre ottime notizie per il Friuli Venezia Giulia e per la Nazione”.

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