Le “fake-news”, le notizie false (apparentemente vere), sono da qualche tempo nelle prime pagine di molti giornali, non perché siano un fenomeno recente in campo giornalistico o mediatico, ma solo perché a qualcuno è venuto in mente di chiamare le menzogne col corrispondente termine inglese (fake) che fa tanto “moda” e “avanguardia culturale”.

In effetti la “bravura” nel contar balle ai cittadini (soprattutto in periodo di elezioni!) è sempre stato un vero e proprio “valore aggiunto” sul quale sono state costruite tante carriere politiche anche di alto livello, ma è solo a cominciare dalla cosiddetta “Seconda repubblica” che (in Italia) la sincerità nella politica (e in chi la commenta) è diventata un peso superfluo o addirittura un handicap. Il motivo non è soltanto, come avviene in altri paesi, riposto nella speranza di essere creduti da cittadini elettori “boccaloni” che poi dimenticano in fretta la “fregatura”.

Da noi la fregatura è doppia, perché anche se l’elettore ricorda, ci pensano le leggi elettorali “truffa” (Porcellum, Rosatellum, ecc.) a mettere le cose a posto per consentire ai segretari di partito di rieleggere finché ne hanno voglia e convenienza tutti i loro candidati preferiti, scelti “fior da fiore” come se fosse un esercito privato personale.

Tutto questo è già molto peggio di una semplice “fake news”. Chi rappresentano in realtà quegli eletti? I loro elettori formali o i loro designatori sostanziali? In realtà non rappresentano nessuno perché sono solo esecutori di ordini ai quali devono obbedire sempre, altrimenti non saranno più ricandidati. Ma questo priva anche l’elettore della possibilità di “punire” l’eletto facendogli mancare la fiducia.

In questo modo l’elettore viene defraudato due volte nel suo diritto di esercitare il suo potere democratico.

Si può chiamare ancora “democrazia” questo modo di eleggere i “rappresentanti del popolo”? Certamente no. Se ci fossero ancora partiti veri in Italia si potrebbe forse chiamare “partitocrazia”, ma ormai anche i partiti sono dei falsi organizzativi dove manca all’interno una vera organizzazione democratica, sostituita da una organizzazione di vertice che emana il suo potere dall’alto verso il basso e non viceversa come dovrebbe essere una seria democrazia.

Il sistema costituzionale dei soviet, al tempo dell’U.R.S.S. (Unione Repubbliche Socialiste Sovietiche), era molto più democratico (sulla carta) di quello dei nostri attuali partiti (Forza Italia in primis). Infatti ogni soviet era una Camera di rappresentanti eletta dal popolo. I soviet più bassi (a livello locale) eleggevano quelli regionali, che eleggevano quelli nazionali, fino ad arrivare al soviet Supremo. A rovinare il tutto arrivava il Partito Comunista, che decideva ad ogni livello, su base ideologica, chi si poteva candidare. E’ più o meno così anche nel sistema attuale del Partito Comunista Cinese.

Ma non è così anche da noi? Anche nella nostra sgangherata pseudo-democrazia i candidati vengono scelti tutti dai segretari di partito. L’unica differenza è che da noi non c’è un partito unico, ce n’è uno… meno di mille (pressapoco).

Ma la truffa sulla scelta dei candidati non è l’unica a danno del sistema democratico. Anche l’ormai inveterata deprecabile abitudine di sovrapporre il potere esecutivo (il governo) con quello legislativo (le due Camere) è una grave deformazione del sistema democratico. Persino il Movimento dei 5 Stelle, che pure fonda il suo sistema di “democrazia diretta” su un organismo battezzato “Rousseau”, accetta questa gravissima deformazione del sistema democratico dove un’unica persona assume la carica di segretario del partito e di presidente del Consiglio dei ministri.

Abbiamo visto sopra come l’attuale capo del partito (segretario o presidente o come lo si voglia chiamare) nel nostro sistema democratico sia di fatto un padrone più o meno assoluto del suo partito. Considerando che il capo-partito, quando rappresenta il partito o la coalizione di maggioranza controlla di fatto il Parlamento (le due Camere), egli (o ella) controlla di fatto tutta l’attività legislativa del Parlamento.

Quindi è Capo-Partito e Capo-Legislatore. Aggiungendoci anche la posizione di Capo del governo (una prassi consolidata che si ripeterà probabilmente anche dopo queste elezioni!) si avrà un potere immenso sulle spalle di una singola persona che, per quanto brava possa essere, dovrebbe essere almeno un “marziano” per poter svolgere con competenza e bravura tutti i compiti inclusi in quel triplice mandato istituzionale. Le due mansioni di capo del partito e capo del governo dovrebbero restare sempre rigorosamente separate.

Sarebbe ora che il Capo dello Stato facesse sentire un po’ di più la sua voce contro questo malvezzo della fake-democracy che si sussegue già da troppo tempo ormai in Italia (massacrando anche l’economia, non solo la democrazia).

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