Non è ancora finita l’eco dello scandalo Bellomo che la giustizia amministrativa offre subito spunto per una nuova polemica.

Il fatto, se come riportato fosse vero, sarebbe davvero grave. Un giudice del Tar Bologna avrebbe infatti invitato ad uscire dall’aula una praticante avvocato che indossava il velo, motivando su esigenze di rispetto della nostra cultura.

Ed è questo il punto. A mio avviso la decisione non era in astratto sbagliata, dovendosi applicare la norma di legge che, disciplinando le udienze, impone il capo scoperto. Ciò che sarebbe inammissibile, ove si rivelasse vera, sarebbe la motivazione: il rispetto della nostra cultura.

Così ragionando, verrebbe da chiedersi, alle suore potrebbe essere permesso assistere ed alle donne musulmane no?

Saggio e provvidenziale, quindi, l’intervento del presidente del Tar, dott. Giuseppe Di Nunzio, che ha subito sconfessato il collega che era intervenuto in udienza, riconoscendo alla dottoressa il diritto di poter entrare con il velo. Il buon senso non guasta mai.

Giova invece ricordare che si tratta di quella stessa giustizia amministrativa che fu chiamata a giudicare sul crocifisso nelle scuole.

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