Certi anni arrotondano lustri e decenni di film divenuti senza tempo entrati nell’immaginario collettivo. Con forza, tenerezza o comicità. Personaggi, citazioni, storie, a volte note musicali che non restano a gravitare nel tempo ma entrano nella nostra vita lasciando piccoli e grandi segni sulla cultura contemporanea. Il 18 dicembre 1997 uscì La Vita è Bella. Tre Oscar come punte di diamante su una miriade di premi ricevuti e 229 milioni di dollari d’incassi in totale nel mondo. Questi ultimi grazie anche alla distribuzione americana Miramax. Quella dei Weinstein, per intenderci. Chissà Roberto Benigni cosa avrebbe da dire sui casi delle molestie. Ma adesso c’entra poco. Lontani da quest’attuale pagina poco edificante, vent’anni fa il comico toscano si guadagnò un posto nella storia del cinema vicino a quel Charlie Chaplin che sovvertì le regole drammaturgiche di commedia e tragedia mescolandole insieme con armonia.

Risate e lacrime, insieme, ad arte. Fu questo il grande pregio che la penna di Vincenzo Cerami il piano di Nicola Piovani e il corpo dell’attore di Tu mi turbi e Non ci resta che piangere riuscirono a regalarci ambientando una commedia in un lager. I 20 anni della Vita è bella vengono celebrati dalla CG Entertainment con l’uscita di edizioni speciali sia su dvd che in blu-ray. Non più di proprietà Cecchi Gori, l’originale produttore e distributore del film, ma diventata una società di home video che ne ha mantenuto le iniziali, CGE ha raccolto nei contenuti extra il dietro le quinte più un’inedita testimonianza di Benigni di circa 20 minuti. Come edizione da collezione ci sono anche le 500 copie numerate, ma soprattutto autografate dal protagonista e dalla moglie Nicoletta Braschi. Ma a parte questi dettagli da marketing, in questo film inimmaginabile prima che uscisse è la luce delle produzioni lungimiranti, d’ampio respiro, a far risplendere il cinema italiano nel firmamento degli immaginari internazionali. E in questa piccola mitologia mise lo zampino anche Sofia Loren, con la statuetta in mano, urlando al mondo il suo “Roberto!”

A proposito di firmamento e produzioni impossibili, il 15 novembre 1977 usciva in Usa Incontri ravvicinati del terzo tipo. Soltanto grazie al successo planetario dello Squalo Steven Spielberg venne assecondato nella produzione di un film sugli alieni che ne mostrava soltanto nel finale. Pensato ai tempi del Watergate, il plot voleva giocare con le paure più recondite degli americani mettendo insieme lo sguardo di un bambino tra i genitori in crisi e gli inspiegabili fenomeni dovuti a presenze aliene. Con la versione home video che ne celebra i 40 anni abbiamo a che fare con un chilometrico compendio visivo e contenutistico che appassionerà i fan quanto impegnerà studiosi di cinema e addetti ai lavori.

Si alternano making of in Super8 a lunghi documentari, testimonianze dai set dell’epoca dello stesso regista e del cast tecnico, più le testimonianze ammirate di cineasti “figliocci” di Spielberg come JJ Abrams e Denis Villeneuve. Si possono ripercorrere le note indimenticabili di John Williams dallo speciale sul soundtrack o l’evolversi di una scena dagli storyboard affiancati ai fotogrammi. O ancora esplorare il gigantesco studio utilizzato per la lavorazione. Insomma, oltre a una perla di 40 anni, e più attuale di tanti film sci-fi ma dall’anima di cassetta più e meno recenti, quest’edizione di Incontri Ravvicinati rappresenta una piccola grande giostra in doppio disco per esplorare un capolavoro, i segreti e i sogni che hanno mosso gli autori.

Se con Spielberg la distribuzione Universal ha badato principalmente al contenuto, con la Trilogia del Padrino ha condito il cofanetto e i 4 dischi definitivi della saga con cartoline da collezione, giochi da tavolo con quiz tematici e citazioni su scritte magnetiche. Ma bando alle ciance da gadget, quello di Mario Puzo era già uno dei romanzi più venduti e popolari quando il 15 marzo 1972 il pubblico americano conobbe per la prima volta don Vito Corleone e famiglia sul grande schermo, con le facce di Marlon Brando, Al Pacino, James Caan e Talia Shire: usciva al cinema Il Padrino di Francis Ford Coppola.

29 candidature all’Oscar e 9 statuette totalizzate dalla trilogia, nel 2007 Il Padrino è stato inserito al secondo posto tra i migliori film americani di sempre dall’American Film Institute. Secondo solo al Citizen Kane di Orson Welles. Il montatore Walter Murch e George Lucas, cofondatore con Coppola di Zoetrope, la casa produttrice del film, raccontano il periodo dei grandi cambiamenti a Hollywood di quegli anni, la caduta degli Studios, l’avvento di un nuovo cinema indipendente e quella sceneggiatura rifiutata da tanti registi ma accettata solo da un italiano che non voleva fare un gangster movie, ma un film sulla successione all’interno di ascese e declini di una grande famiglia, metafora della società americana.

Il resto, oltre ai tre film, si trova in un’opera video strabordante per quantità e tentacolare per varietà di contenuti speciali. Una vagonata di ore in approfondimenti, curiosità, cortometraggi, aneddoti, video dai 3 set e scene tagliate, omaggio alla 45esima luna di un film che ha influenzato tanti registi quanto, dal suo lato oscuro, ha ispirato tanta vera malavita negli anni. A tante latitudini. Il che conferma il cinema essere delizia e croce della società contemporanea. Lo sottolinea anche il sottotitolo dell’operazione editoriale: Omertà Edition.

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