Rinuncia allo stipendio, che promette sarà devoluto al sociale, ma non alla prestigiosissima poltrona in banca. Maurizio Rasero, nuovo sindaco di Asti eletto a capo di una coalizione di centrodestra sostenuta soprattutto da Forza Italia e Fratelli d’Italia, ha presentato oggi la sua giunta comunale e ha fatto un annuncio: “Sono un sindaco a servizio sette giorni su sette, 24 ore su 24. Non farò ferie e il mio stipendio va interamente al sociale: borse di studio e mensa dei poveri”.
Un beau geste quello di Rasero, ex consigliere comunale e assessore di Forza Italia che dimostra di non aver bisogno dello stipendio da primo cittadino, un’indennità mensile lorda di 3.545 euro (questa era quella percepita dal suo predecessore, il dem Fabrizio Brignolo). Dalle dichiarazioni dei redditi del sindaco astigiano, pubblicate sul suo sito, emerge che nel 2014 ha avuto un reddito complessivo di 113.656 euro e nel 2015 di 121.357 euro. Frutto forse delle sue tante cariche. Dal 2011 al 2013 è stato vicepresidente della Fondazione Cassa di risparmio di Asti, che detiene un grosso pacchetto azionario della banca cittadina. Nel 2013 è diventato vicepresidente della cassa stessa. Un anno dopo ha assunto anche il ruolo di consigliere dell’Immobiliare Maristella, una controllata. Ma è anche presidente dell’Ascom Servizi, società di servizi dell’associazione dei commercianti, e vicepresidente della Camera di commercio. Già la metà di questi impegni basterebbero a riempire l’agenda, ma lui ribadisce sin dalla campagna elettorale che sarà un sindaco in servizio “24 ore su 24”.
C’è però un problema che le opposizioni, Movimento 5 Stelle in testa, denunciano. Il ruolo di sindaco e quello di banchiere sarebbero incompatibili ai sensi del testo unico degli enti locali, articolo 63. D’altronde questo articolo aveva già messo in difficoltà il suo predecessore: al termine di una causa presentata dal M5s e dall’avvocato Alberto Pasta (suo ex assessore alla legalità), nel marzo 2015 il tribunale di Asti ha fatto decadere Brignolo dalla carica di presidente della provincia perché il servizio di tesoreria era affidato alla Cassa di risparmio di cui era consigliere. Pochi mesi dopo, quando è sorta una questione intorno a una fidejussione che il Comune doveva incassare, fidejussione erogata dall’istituto finanziario, davanti alla possibilità di un nuovo processo l’ex sindaco ha deciso di abbandonare la poltrona. Rasero, invece, se la tiene ancora stretta, nonostante la diffida protocollata la scorsa settimana dai quattro consiglieri pentastellati (tra cui il candidato sindaco Massimo Cerruti) che domani annunceranno l’avvio di un’azione popolare affinché il tribunale ne dichiari la decadenza.
Prima, però, incontreranno il prefetto Paolo Formicola per sottoporre a lui la questione dell’incompatibilità del sindaco. “Non mi faccio dettare i tempi. La mia agenda la faccio io”, ha replicato il sindaco alle pagine cittadine de La Stampa. Oltre alle presunte violazioni del testo unico degli enti locali, però, potrebbero essercene altre. Alla Cassa di risparmio qualcuno potrebbe avere qualcosa da ridire sul rispetto del codice etico che richiede di preservare “corretti ambiti di reciproca indipendenza” con la pubblica amministrazione “evitando ogni azione o atteggiamento che possa essere interpretato quale tentativo di influenzarne impropriamente le decisioni”. Un’obiezione simile, però, potrebbe essere avanzata soltanto dal presidente della Cassa di risparmio, e cioè Aldo Pia, suocero di Mario Bovino, nuovo assessore ai lavori pubblici e allo sport della giunta di Rasero.