Ho poche sicurezze nella vita, una di queste è che i missili sono fatti per distruggere e portare morte. Nel tempo ho scoperto che potevano anche portare la vita (il Saturn sulla luna qualcuno ricorda). Grazie a Trump ho scoperto che i missili servono anche a colpire bersagli che non colpiscono, e a evitare quelli che dovrebbero colpire.

Ma facciamo un passo indietro.

Pochi giorni fa una nube di gas tossici (i più cauti parlano di cloro, i più “caldi”, come il Guardian, di Sarin) investe una zona principalmente popolata di civili. Numerose sono le vittime (tra cui la stampa occidentale tende a sottolineare donne e bambini).

Le fonti che hanno riportato al mondo questa tragedia sono due: l’Osservatorio siriano per i diritti umani, un’organizzazione creata da un dissidente che non ama Assad, che vive nel Regno Unito, nazione il cui governo non ama Assad; i caschi bianchi, osannata organizzazione che si promuove per salvare le vittime dei bombardamenti, spesso oggetto di preoccupazione da parte di Assad che li considera vicini a organizzazioni terroristiche. Entrambe le organizzazioni accusano l’aviazione dell’esercito regolare siriano (meglio specificare regolare perché in Siria di eserciti più o meno siriani ce ne sono fin troppi).

“C’è da considerare”, spiega Guglielmo Picchi, membro dell’assemblea parlamentare dell’Osce, “che è importante mandare una delegazione ufficiale per accertarsi chi sia il vero autore di questo crimine, e non accettare passivamente testimonianze da organizzazioni sospette”. Ma Trump non perde tempo e decide di punire il governo siriano bombardando con missili Tomahawk la base aerea dell’aviazione siriana da cui è partito l’attacco chimico di martedì scorso.

Fin qui i fatti ufficiali riportati dai media, ora ci sono le considerazioni sulle stranezze di questo bombardamento.

Sono 59 i missili lanciati dagli Usa, di questi un certo numero colpiscono il bersaglio, un certo numero no. Le fonti Usa dicono che tutti i missili hanno centrato il bersaglio, fonti russe parlano di poco più di 20 missili efficaci. Senza voler indicare chi delle due fonti abbia ragione si evince una cosa: quei missili potevano impegnarsi di più. Foto satellitari alla mano, si nota che le piste dell’aeroporto sono ancora agibili (due velivoli siriani, infatti, sono decollati poco dopo il bombardamento); viene da pensare che le piste di decollo e atterraggio siano state mancate in larga misura.

I Tomahawk sono missili estremamente precisi, dunque o hanno sbagliato o sono stati intenzionalmente diretti su bersagli di scarso valore.

Esiste tuttavia un altro tema. I russi e i siriani hanno schierato missili da intercettazione, i famosi S300 e S400. A quanto pare (in questo tutte le fonti concordano), nessuna delle batterie di missili intercettori sono state attivate e hanno risposto. Se quelle unità sono state posizionate su suolo russo (la base russa a Tartus) e suolo siriano per intercettare minacce di origine aerea, per quale ragione non sono stati utilizzati? Cinquantanove missili da intercettare sono tanti.

Il sito russo Pravda Report riporta una tesi piuttosto intrigante, cioè che il non aver lanciato gli S300 per intercettare i missili americani abbia evitato una guerra nucleare. Vale la pena aggiungere, come riporta la Cnbc, che Trump ha avvisato i russi del lancio dei missili. Quindi, per riassumere, abbiamo missili molto precisi che mancano i bersagli, missili intercettori che non vengono attivati e lanciati.

Non è segreto che Donald Trump a casa sua abbia alcuni problemi: i giornalisti lo odiano, i politici del suo partito non lo sopportano, i democratici gli criticano di essere amico di Putin. Poi succede il miracolo: le forze interne ai repubblicani non possono che dimostrare apprezzamento per il “presidente guerriero” e quindi devono ammutolirsi; i giornalisti che hanno raccontato al mondo la cattiveria di Assad (fautore dell’attacco secondo le affidabili organizzazioni menzionate prima) non possono che incensare il Tycoon e stare buoni; i democratici devono accusare il colpo.

Dopotutto Trump ha attaccato un alleato di Putin che pure si è lamentato vistosamente. Anche i missili possono essere uno strumento della diplomazia.

@enricoverga

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