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Congresso Pd, il proporzionale che può fregare Renzi tra voti segreti e possibili traditori. “Obbligato a stravincere” - 5/8

Non è in dubbio che alle primarie il segretario uscente sia in vantaggio. Ma se non supera il 50 per cento, bisogna tornare nell'Assemblea dei 1500 delegati, eletti con il più vecchio dei sistemi elettorali. "E se dopo i gazebo qualcuno tra i suoi alleati vedesse che l'ex premier non è più il supereroe di una volta - raccontano - se ne vedrebbero delle belle". Ecco regole e possibili alchimie (o impossibili come tra Orlando e Emiliano) dell'appuntamento che segnerà la politica italiana da qui alle elezioni
Commenti

Serve il 50% anche in assemblea. Sennò ballottaggio
La soglia minima per ottenere l’elezione a segretario, come detto, è il 50 per cento più uno dei delegati. E se nessuno la raggiunge? Articolo 11 comma 4 del Regolamento del Congresso: “Qualora nessun candidato abbia riportato tale maggioranza assoluta, il presidente dell’Assemblea nazionale indice, in quella stessa seduta, il ballottaggio a scrutinio segreto tra i due candidati collegati al maggior numero di componenti l’Assemblea e proclama eletto segretario il candidato che ha ricevuto il maggior numero di voti validamente espressi”.

Insomma, il verdetto a quel punto passa ai delegati. Che sono, certo, persone di fiducia dei candidati, ma seguono anche – soprattutto nel voto segreto – umori e logiche degli esponenti, più o meno illustri, a cui fanno riferimento. È pur sempre il Partito Democratico, dopo tutto: quelle delle correnti, delle faide interne, dei 101 (o 120) traditori di Prodi. E’ qui che nascerebbero le insidie maggiori per Renzi, laddove non dovesse trionfare al primo turno.

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