Mercoledì è arrivato il via libera del segretario di Stato francese all’Industria Christophe Sirugue: Parigi non farà valere la sua minoranza di blocco in Stx France, proprietaria del polo cantieristico di Saint-Nazaire, per evitare l’acquisto del 66% dell’azienda da parte di Fincantieri. In compenso il governo Cazeneuve e i sindacati chiedono al gruppo italiano controllato dal Tesoro attraverso Fintecna di dare garanzie sul mantenimento dei siti produttivi in Francia e sui posti di lavoro. Paletti chiari ma nessun protezionismo, dunque, mentre il governo italiano fa muro contro la scalata di Vivendi a Mediaset pur sapendo di non avere gli strumenti per intervenire.

“Vogliamo preservare il sito di Saint-Nazaire, vogliamo preservare la filiera, cioè le relazioni con i subappaltatori“, ha spiegato Sirugue. “E vogliamo preservare due elementi molto importanti, che sono la strategia e la proprietà industriale per evitare che ci rubino il nostro know how”, ha aggiunto. Dunque lo Stato francese, che ha il 33% della società, chiederà impegni su questi punti, ma ha scartato la possibilità di una nazionalizzazione, suggerita dai sindacati e da alcuni politici, perché avrebbe come conseguenza rapporti più difficili con i clienti dei cantieri. “I clienti vogliono che ci sia un industriale di fronte a loro ed è di un industriale che abbiamo bisogno in questo dossier”, ha spiegato ancora il deputato socialista. “Abbiamo detto che volevamo un industriale europeo (..) Fincantieri è un industriale europeo. Avremmo per lo meno delle difficoltà oggi a dirgli di no”, ha sottolineato.

“L’interesse di Fincantieri è di costruire il proprio progetto industriale”, ha spiegato Sirugue. “L’interesse dello stato francese è di preservare il nostro gioiello. Penso che su questa base si imposterà la discussione”. Resta sul tavolo la possibilità che il gruppo francese Dcns, controllato al 62% dallo Stato francese, salga nel capitale del costruttore navale “con l’obiettivo di proteggere la filiera navale militare”, se Fincantieri accetterà di acquistare una quota inferiore al 66,6% di Stx France, messa in vendita dopo che il Tribunale di Seul ha imposto al gruppo coreano Stx Offshore & Shipbuilding, in amministrazione controllata, di cedere alcune partecipazioni per pagare i creditori. In ogni caso “la quota francese non sarà maggioritaria e sicuramente non si tratterà di salire sopra il 50%”.

Il settimanale Le Point, in un articolo pubblicato sul sito, ha ricordato che “lo Stato potrebbe vietare la vendita utilizzando la clausola prevista dal decreto Montebourg sugli asset strategici”. Ma, appunto, stando a quanto emerso finora non intende farlo. Anche se le cose potrebbero cambiare man mano che si avvicinano le elezioni presidenziali visto che l’operazione si chiuderà “a qualche settimana dal primo turno delle elezioni presidenziali”. “L’Europa, con l’Italia e la Francia, è ad un passo della nascita di un Airbus dei mari. Attenzione all’abbordaggio. E alle piccole frasi assassine sulla nazionalità durante la campagna elettorale”, si legge ancora nell’articolo, “perché dopo l’episodio Ecòmouv nel 2013, la società controllata dagli italiani che doveva gestire l’ecotassa, Roma non tollera più questo tipo di commenti. A questo si aggiunge il tentativo di presa di controllo di Mediaset da parte del francese Vivendi. Meglio veramente evitare di generare agitazione“.

I sindacati, dal canto loro, sono in allerta ma chiedono soprattutto che emerga “un soggetto industriale di riferimento”. La Cgt di Sebastien Benoit ha chiesto “garanzia sui posti di lavoro” mentre Nathalie Durand-Prinborgne di Force Ouvriere – sindacato che chiede la nazionalizzazione del sito – teme che si tratti solo di “belle promesse, che non hanno mai impedito a un nuovo proprietario di fare licenziamenti”.

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