Come sono fatti i rimedi omeopatici? Perché ne esistono centinaia di tipi diversi prescritti in modalità differente ai pazienti? Chi li produce e con quali supervisioni?

W.R.: I medicinali omeopatici derivano da sostanze di origine vegetale, animale o minerale, e sono preparati come globuli sublinguali, gocce, creme, tinture madri o pillole. I principi alla base di questi preparati sono che “il simile cura il suo simile”, e cioè che una sostanza che provoca certi sintomi può anche curarli, e che le sostanze tanto più sono diluite tanto più sono efficaci. Al di là della difficoltà di spiegare realmente il loro meccanismo d’azione con criteri scientifici, resta il fatto che l’omeopatia si è dimostrata efficace per qualche indicazione terapeutica solo in pochissime sperimentazioni cliniche, peraltro di scarsa qualità. Si tratta di medicinali con nessun obbligo di indicazioni terapeutiche e di posologia, e perciò rimessi alla totale discrezione del medico che li prescrive. Per quanto concerne, invece, la loro supervisione, le aziende che li producono devono presentare all’Aifa – l’Agenzia italiana del farmaco – un dossier in cui ne è dimostrata la sicurezza, attraverso la conduzione di studi sperimentali di tossicità, garantendo il rispetto dei principi fondamentali della scientificità. Tuttavia, il Consiglio superiore di sanità ha chiesto di riflettere ulteriormente sui criteri di sicurezza da richiedere per la loro immissione sul mercato, trattandosi di prodotti che utilizzano tessuti patologici di origine umana, essudati o secrezioni di tessuti infetti, o ancora materiali di derivazione animale, proprio perché molto utilizzati nei bambini e nelle donne in gravidanza.

S.B.: I medicinali omeopatici sono preparati secondo regole stringenti, riportate nelle farmacopee ufficiali approvate da ciascuno Stato. Le supervisioni sono altissime, con ispezioni a carico del ministero della Salute, che controlla il rispetto delle buone pratiche di fabbricazione come per ogni altro medicinale. I medicinali omeopatici unitari sono privi di brevetto e, quindi, ogni azienda omeopatica può produrli con ricavi molto modesti. Sono, per così dire, patrimonio dell’umanità. Ne esistono molti perché le sperimentazioni, avvenute rigorosamente sull’uomo sano, di sostanze provenienti dal mondo vegetale, animale e minerale sono state fatte per più di due secoli, ed hanno determinato le indicazioni terapeutiche di più di 3000 sostanze. Alcune di esse sono di uso quotidiano (ad esempio Arnica o Belladonna). Altre, invece, sono prescritte anche molto di rado, nel caso di patologie specifiche che richiedano quella particolare sostanza. Esistono poi le specialità: formule complesse messe a punto dalle aziende produttrici e utili per curare alcune patologie specifiche. Semmai, quello che manca in Italia, purtroppo, e che invece è presente in molte Nazioni europee, sono le regole posologiche. In Italia, infatti, non è possibile sapere come si deve prendere una delle specialità aziendali descritte in precedenza. Per questo, sono molte migliaia ormai i farmacisti che hanno frequentato una scuola di omeopatia (o un master universitario, come quello biennale di secondo livello attivato dal 2009 presso l’Università di Siena). E sono proprio i farmacisti che aiutano i cittadini a sapere come devono prendere la loro medicina.

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Omeopatia, in Usa obbligatorie le etichette “non funziona”. Ricciardi (Iss): “Giusto, il welfare scelga le priorità”. Bernardini (Siomi): “Benefici se integrata”

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