“Finisce qui. Finisce perché tutte le cose belle finiscono, e perché le cose vanno finite quando si fa fatica a continuarle e quando si pensa che si è dato tutto quello che si poteva fare”. A dare l’annuncio è stato Linus in persona, con un post intitolato semplicemente: “Arrivederci”. Dopo 12 anni, il noto conduttore radiofonico, al secolo Pasquale di Molfetta, chiude il suo blog, e lo fa con un filmato in cui lui appare dietro la sua scrivania, piena di enormi portamatite, con una felpa grigia e un sorriso quasi emozionato. “La facciamo video – precisa – perché se fosse scritta diventerebbe una roba troppo seria e drammatica”. La voce in alcuni momenti sembra incrinarsi, ma lui subito precisa: “È solo un raspeghin, come diciamo a Milano”. Pieno stile Linus, insomma. Tanti i motivi che hanno portato alla chiusura del blog, e tra questi l’età: “Il fatto è anche che sto diventando grande. Stavo per dire vecchio”, scherza Linus, che il prossimo 30 ottobre compirà 59 anni anni. “Questo blog è stata un’avventura meravigliosa. Almeno per me, ma spero anche per qualcuno di voi”.

Poco più di 4 minuti, insomma, per comunicare la chiusura del blog. Una decisione che, immediatamente, ha scatenato una ridda di commenti da parte dei suoi affezionati lettori, le cui reazioni vanno dalla “riconoscenza” alla “disperazione”. Questo accadeva martedì 11 ottobre. Due giorni dopo, Linus ha voluto precisare meglio il perché del suo “Arrivederci”, e lo ha fatto con un’intervista al quotidiano La Repubblica. “Io di mestiere non faccio l’editorialista – ammette il direttore artistico di Radio Deejay  – ho altre responsabilità e compiti, già per condurre il mio programma alla radio tutte le mattine faccio un grande sforzo per non ripetermi. Insomma, quello del blog era un impegno importante, gratificante nove volte su dieci, molto bello ma alla fine molto faticoso”. Non solo un questione di “stanchezza”, però. Linus parla anche di una “strozzatura”: l’impossibilità, cioè, di proporre spunti di riflessione originali. “Era sempre più difficile trovare degli argomenti di cui parlare senza ripetersi. Innanzitutto perché non ho dato spazio ai temi dell’attualità: parlarne diventa pericoloso, ti butti in pasto ai barbari, metti te stesso in mezzo a una giungla dove ci sono certamente una maggioranza di persone che commentano e rispondono in maniera civile, ma dove ci sono anche quelli che a priori ti devono dire le cose in una certa maniera, rovinandoti l’esistenza”. E ripiegare sul personale, più di tanto, secondo il conduttore radiofonico originario di Foligno ma milanese d’adozione, non è possibile: “Quello che potevo dire l’ho detto, il mio privato l’ho offerto, non posso mettere in piazza più di questo”. In questi 12 anni, del resto, i post pubblicati sono stati tantissimi, a cadenza quotidiana. “Ho scritto forse più di duemila pagine, nemmeno Dan Brown…”.

Linus, che non ha una pagina Facebook ma pubblica le sue foto su Instagram, ammette il rischio che gestire un profilo finisca con l’essere un lavoro. “Non deve diventarlo – spiega – non puoi stare lì con il bilancino per evitare polemiche. E mi fa un po’ impressione che ci sia gente con una giornata piena zeppa di lavoro come la mia e che riesce comunque a twittare una grande quantità di messaggi. Così ho interrotto il blog. Ma non vuol dire che non avrò più contatti, troverò un altro modo”. L’annuncio di un ritorno, dunque? Presto per dirlo. Ma in fondo già nel suo video di commiato sul suo blog Linus aveva lasciato intravedere uno spiraglio: “Finisce qui – aveva detto – Ma solo gli stupidi sono coerenti. Quindi magari domani sono ancora qua. No, scherzo, magari dopodomani”.

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