Tra tutte le vicende per le quali il presidente della Consob è stato chiamato in causa in questi anni, quella sugli scenari probabilistici rispolverata domenica scorsa da Report è forse l’unica su cui Giuseppe Vegas può continuare a giocare a scaricabarile appellandosi alle norme e alla disciplina europea. Con una lunga nota il presidente della Consob ricostruisce la vicenda e nega recisamente di aver “dato indicazioni di alcun tipo, né formali né informali, affinché gli uffici richiedessero l’eliminazione degli scenari probabilistici dai prospetti informativi, qualora fossero stati inclusi volontariamente dalle società”. Sul punto, però, i documenti esibiti da Report raccontano tutta un’altra storia, visto che si legge come “conformemente alle indicazioni fornite per le vie brevi dalla S.V. al Responsabile della Divisione Studi Economici (…) gli Uffici, a prescindere da qualsiasi valutazione in merito all’opportunità, inviteranno gli emittenti a non inserire le predette informazioni sugli scenari di probabilità nel prospetto e ne richiederanno l’eliminazione nel caso in cui il prospetto le dovesse comunque riportare”.

La colpa, o meglio il fraintendimento delle “indicazioni fornite per le vie brevi”, verrà con ogni probabilità attribuito all’estensore materiale di quella nota, salvando così ancora una volta un presidente che durante tutto il suo mandato si è reso responsabile di episodi gravissimi per i quali mai nessuna autorità politica ha chiesto le dimissioni. Solo ultimi, in ordine di scandalo, i mancati controlli sul collocamento di strumenti finanziari da parte delle quattro banche poste in risoluzione e delle popolari venete, costati a correntisti e risparmiatori molti miliardi di euro. Per omesso controllo la Consob così come la Banca d’Italia saranno chiamati a rispondere in solido nelle numerose cause risarcitorie che associazioni e risparmiatori truffati stanno preparando. Cause con ogni probabilità solo civili, perché la magistratura penale – nonostante tutte le evidenze – fino ad ora si è guardata bene dall’indagare sui comportamenti, non solo omissivi, delle autorità di controllo e dei loro uomini.

Certo, gli scenari probabilistici nei prospetti informativi avrebbero reso estremamente chiara a molti la rischiosità di certi investimenti (a patto di leggere i prospetti), ma le modalità con le quali sono state (e continuano a essere) spinte dalle banche le vendite di prodotti finanziari – pur essendo perfettamente note a chi ha il dovere di controllare – non sono mai state degnate della benché minima attenzione, se non a stalla chiusa e buoi scappati (vogliamo parlare delle recenti indicazioni Consob in merito all’aumento di capitale della Popolare di Vicenza?). Su questo fronte Vegas è in buona compagnia con pressoché tutti i suoi predecessori, come testimonia purtroppo la lunga storia dei crac finanziari italiani.

Durante il suo mandato, però, l’attuale presidente si è – come dire – caratterizzato per alcuni comportamenti molto peculiari, in cui Vegas sembra aver dismesso i panni dell’arbitro per influenzare il corso di determinate partite finanziarie come nell’incredibile vicenda dell’Opa Ei Towers-Mediaset sulla concorrente Rai Way. E non è certo l’unico caso: Vegas giocò un ruolo importante anche nella conquista di FondiariaSai da parte di Unipol, attraverso un incontro informale con l’amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel, cui spiegò come modificare i termini dell’operazione per ottenere l’approvazione della Commissione. In quella partita non era schierato solo il presidente, ma anche importanti dirigenti della Commissione a partire da quell’Angelo Apponi che – come testimoniano le intercettazioni telefoniche – intratteneva rapporti impropri con il dirigente di Mediobanca Stefano Vincenzi, considerato il plenipotenziario di Piazzetta Cuccia sull’affare FonSai. Apponi che molto poco opportunamente è stato poi promosso nel gennaio 2015 alla carica di direttore generale della Commissione al posto del dimissionario Gaetano Caputi. E che dire delle allegre assunzioni operate da Vegas in barba alle leggi e per le quali è indagato per abuso d’ufficio? Ce n’è d’avanzo per pretendere le dimissioni che nessuna autorità politica ha mai chiesto, lasciando che Vegas rimanesse al suo posto a combinare danni. Una scelta politica, evidentemente, per la quale anche il governo dovrebbe essere chiamato a rispondere.

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