“Mamma perché non posso andare a scuola a piedi?”-“Perché c’è troppo traffico”. Follia induce follia, ignoranza induce ignoranza, menefreghismo induce menefreghismo. Traffico induce traffico. Stop. Torniamo indietro, azioniamo il cervello, inforchiamo la bici, facciamo la nostra piccola rivoluzione quotidiana.. Ma se da noi andare in bici a scuola o al lavoro è un gesto rivoluzionario, e vivere senz’auto è quasi eroico…in Danimarca è una cosa normale. La bicicletta è considerato il mezzo di trasporto principale tra grandi e piccini. A Odense 4 bambini su 5 vanno a scuola in bicicletta, anche col brutto tempo, e lì il brutto tempo…è davvero brutto! Piste ciclabili, isole pedonali, pedaggi per le auto che vogliono avvicinarsi alle scuole, precedenza ai pedoni e ciclisti. Anche per questo (e per una mentalità più aperta) molti bambini vanno a scuola da soli.

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Da noi invece le auto arrivano fino al cancello della scuola, parcheggiano in doppia/tripla fila, fin sopra i marciapiedi, magari lasciando il motore acceso, oppure entrano in strade divieto di accesso. I vigili non fanno multe perché multare genitori davanti alla scuola non è “politically correct” (così mi è stato detto…in altre parole “non porta voti”). Nella mia città (pianeggiante) la maggioranza dei genitori accompagna i figli a scuola in auto pur abitando a pochi km (abbiamo fatto un sondaggio). Ci sono poche scuse, è mancanza di cultura e organizzazione.

In Danimarca anche la Famiglia reale accompagna i bambini a scuola in bicicletta – anche sotto la neve. Da noi le scuse più frequenti sono “non ho tempo” “viviamo lontani”, “I bimbi in bici si ammalano”. Parliamone: per percorrere 2 km in bici ci vogliono 5-10 minuti. In auto, all’ora di punta ci vuole lo stesso tempo, dipende poi se trovi subito parcheggio. Dov’è il guadagno di tempo? Chi abita in campagna spesso ha la possibilità di usufruire di pulmini. I bambini all’aria aperta si ammalano meno che nei luoghi chiusi. E’ risaputo che il moto aumenta le difese immunitarie, aiuta il senso dell’orientamento, stimola l’attenzione e la concentrazione anche nelle ore successive. Per non parlare della lotta all’obesità. Inutile riempire ogni ora libera dei nostri bambini con tanti sport, spostiamoci senz’auto, ecco la palestra più utile, ecologica, divertente, economica che c’è .

Alcuni dicono: “Almeno dentro le auto non si respira smog”. Falso: dentro gli abitacoli ci sono concentrazioni di particolato fine superiore che all’aria aperta. Nel paese dove sono cresciuta, tra le colline marchigiane, un tempo c’erano tante linee di autobus, per andare al mare, al mercato, a scuola. Ora molte linee sono state tolte e d’estate tutti vanno al mare in auto. Serve una spinta dal basso e politiche coraggiose dall’alto. Le nostre amministrazioni non fanno abbastanza per la mobilità sostenibile: strade troppo larghe, piazze trasformate in parcheggi, cortili scolastici che diventano camere a gas, mezzi pubblici scarsi, piste ciclabili rare, marciapiedi danneggiati.

La media di auto in Italia è 61 su 100 abitanti, con punte a Roma dove si raggiungono le 70 auto ogni 100 abitanti. In città come Copenaghen la media è 27 auto ogni 100 abitanti. A Groningen le auto dal 1976 sono diminuite, anziché aumentare! In Olanda le leggi stabiliscono che “l’auto è sempre responsabile” in caso di incidente. In tante città del mondo fioriscono quartieri “car free”, pensati per vivere senz’auto: piste ciclabili, parcheggi fuori città, appartamenti senza posto macchina, mezzi pubblici efficienti, postazioni di car sharing. In sempre più città europee (e in qualche città italiana) sta tornando il limite dei 30 km/h in zona urbana, si restringono le strade facendo ciclabili, (perché le strade larghe incentivano le corse folli) e si danno incentivi a chi va al lavoro in bici. Perché non copiare?

L’Olanda sta progressivamente vietando la vendita delle auto a benzina, incentivando l’acquisto delle auto elettriche. Una politica di questo tipo, assolutamente necessaria, va però accompagnata da un consistente impegno nelle energie rinnovabili e un incentivo alla condivisione di auto. Altrimenti si rischia il paradosso: per alimentare un numero sempre crescente di auto elettriche si aprono nuove centrali a carbone, spostando (e aggravando) la fonte dell’inquinamento. Energie pulite e rinnovabili, mobilità sostenibile, condivisione e sobrietà. In poche parole, (poco politically correct): meno auto per tutti.

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