Poche ore fa l’aereo del Presidente del Consiglio Matteo Renzi è atterrato nella Repubblica Islamica dell’Iran. Dopo la visita di gennaio in Italia del Presidente Hassan Rohani che in molti ricordano solo per il caso mediatico delle statue coperte in Campidoglio, ecco che il nostro Premier restituisce la cortesia. Con Matteo Renzi oggi e domani viaggerà anche una delegazione di imprenditori pronti a firmare contratti e prendere accordi economici con quello che sembra essere il nuovo ‘el dorato’ del Medio Oriente. Il tentativo principale non è tanto quello di portare a casa investimenti ma di battere sul tempo la concorrenza degli altri paesi quali Germania, Francia e Inghilterra e chissà che non sia già tardi.

Hassan Rohani incontra Matteo Renzi a Teheran

Lo abbiamo capito un po’ tutti che l’Iran sta cambiando anche se non abbiamo ben chiaro in che direzione stia andando. Le elezioni parlamentari di fine febbraio per ora non hanno prodotto nulla di nuovo anche perché neanche lì si è ben capito chi abbia vinto, quando e cosa soprattutto. In questa totale confusione generalizzata e alimentata da una latente ignoranza sulla cultura e sul sistema giudiziario del paese continuiamo a sperare in un Iran diverso da quello che abbiamo sempre visto, diverso da come ce lo hanno sempre voluto far intendere. Per anni ci hanno raccontato di un Iran che ha gravi problemi dal punto di vista dei diritti civili e umani e non possiamo certo dire che non sia vero. Le statistiche parlano chiaro a oggi l’Iran è il secondo paese con il più alto tasso di esecuzioni al mondo, quasi mille solo nel 2015. Molte di queste esecuzioni spesso eseguite in pubbliche piazze. Si parla del 70% per motivi di droga, ma anche morti sospette e processi iniqui. Ancora agli arresti ci sono tantissimi blogger, attivisti, giornalisti e tanti giovani che avevano manifestato nel 2009 nelle contestate elezioni di Mahmod Amadinejah. 

Che il governo italiano faccia il suo lavoro per incentivare i rapporti bilaterali tra i due paesi è sicuramente un passo positivo. Se l’Italia ha bisogno di investire ben venga un paese in ascesa economica come l’Iran, ammesso che lo sia. Siamo però sicuri che alcuni temi durante questo imminente viaggio dal nostro Premier Renzi non verranno mai presi in considerazione. Mi sarebbe piaciuto vedere nel Renzi Premier quella stessa tenacia che aveva tirato fuori nel 2009 quando era sindaco di Firenze, città gemellata con Isfahan in Iran. Forse l’ex sindaco ha dimenticato quando nel 2009 appoggiò l’Onda Verde in sostegno di tutti i giovani iraniani contro il regime degli Ayatollah. Forse ha dimenticato di aver ricevuto Shirin Ebadi, premio Nobel per la Pace 2003, donna simbolo della difesa e dei diritti civili in Iran. Non possiamo credere che non ricordi di aver fatto appendere un drappo verde, bandiera simbolo della battaglia per la democrazia in Iran, proprio sulla facciata di Palazzo Vecchio in solidarietà del popolo iraniano.

Chissà se il nostro Premier ha già le idee chiare su quello che dovrà dire e se la parola ‘diritti’ verrà almeno una volta menzionata in questo viaggio. Oggi più che mai vorremmo dare risposte a tutti quelli chiedono come sia possibile per un paese come l’Italia da sempre in prima linea per la lotta contro la pena di morte, accettare di avere relazioni così strette con un paese che di abolirla non ne vuole proprio sapere. Più volte il Presidente della Commissione Diritti Umani in Iran, Javad Larijani, ha dichiarato che la pena di morte per droga non è stata in grado di ridurre il traffico di droga. Per questo motivo si sta pensando di abolirla, ma ad oggi nulla è cambiato. Una grande prova di forza intelligenza e dignità ce la stanno mostrando invece gli iraniani che vivono nei villaggi. Secondo la legge della Sharia in Iran il famigliare di una vittima può decidere anche di perdonare e salvare la vita a colui che l’ha provocata. Nell’ultimo anno ci sono stati più di 300 casi di persone ‘salvate’ dalla forca. Questo significa che la mentalità sta cambiando. Sta cambiando nei villaggi, sta cambiando in paesini rurali in cui arriva solo la tv di Stato iraniana e le paraboliche e gli effetti di internet sono qualcosa di lontano. La gente è stanca di vedere morte, è stanca di gridare vendetta, merito purtroppo di tutto quello che le guerre contemporanee ci mostrano ogni giorno.  Il ‘movimento del perdono’ è un grande esempio di umanità. Se cambia la mentalità in questi ambienti così semplici, così rurali significa che cambiare si può e l’Iran deve anche tener conto di questo.

Vorremmo che il Premier Renzi dopo questo viaggio sia in grado di dare risposte a quei giovani iraniani che vivono in Italia. Ci piacerebbe capire perché i giovani iraniani che scelgono l’Italia quale paese in cui studiare e vivere debbano avere innumerevoli problemi per ottenere i visti per l’Italia spesso pagando cifre incomprensibili. Potremmo pensarlo come un problema interno all’Ambasciata italiana ma i dati e le testimonianze ci mostrano troppi dubbi che prima o poi dovranno essere sciolti. Gli iraniani residenti in Italia si chiedono ad esempio come mai dal 2011 non sussistono più le condizioni di reciprocità valide dall’art. 136 del codice della strada e sono state sospese tutte le conversioni delle patenti rilasciate dall’Iran.

Lo sappiamo bene che l’Iran è uno Stato sovrano e nessuno dovrebbe intromettersi in questioni interne. Oggi però ci chiediamo come mai come un paese che vuole aprirsi al mondo che incentiva gli investimenti stranieri, il turismo, un paese dotato delle più grandi università e culla di una civiltà millenaria sia ancorato a leggi medioevali che oltre al dolore delle violazioni danneggiano l’immagine del paese. Se davvero l’Iran vuole ‘aprirsi’ non può pensare di farlo solo internazionalmente senza concedere nulla al proprio popolo. Il viaggio e la permanenza di Matteo Renzi con le maggiori autorità del paese dovrebbe far riflettere anche su questo.

 

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