Prima vennero i giornalisti, poi gli arbitri, alcuni suoi giocatori, poi ancora gli arbitri e di nuovo i giornalisti. Il rosario di battute, polemiche, battibecchi, qualche parola e gesto di troppo si arricchisce di settimana in settimana. Un nervosismo latente, quello di Roberto Mancini, deflagrato nel giorno del derby tra rientro nel tunnel dopo l’espulsione e dichiarazioni davanti alle telecamere. Il momento nero dell’Inter – cinque punti nelle ultime sei partite – alimenta i tormenti del tecnico nerazzurro, ma quanto avvenuto dopo il tris incassato dal Milan non è la prima perdita di quell’aplomb inglese più volte invocato.

Di certo è la più pesante, tanto da spingere l’Ussi (Unione stampa sportiva italiana) a intervenire in difesa di Mikaela Calcagno, presentatrice di Premium Sport insultata in diretta. In passato era toccato ad altri allenatori, domenica sera è stato il turno di Mancini. La giornalista pone un dubbio: “Magari Icardi al momento di battere il rigore può aver sentito della tensione dopo qualche dichiarazione in settimana… (“Io a 50 anni avrei fatto gol”, aveva detto il tecnico nerazzurro riferendosi all’errore dell’argentino contro il Carpi, ndr)”. Risposta oxfordiana: “Questa è una stronzata, dai. Siamo seri per cortesia. Ho detto che era una battuta, se vogliamo far polemica, facciamo polemica”. La Calcagno prova quindi a chiedere conferma riguardo il dito medio alzato ai tifosi dopo l’espulsione. Si tratterebbe anche di un modo per permettere a Mancini di chiarire, ma lui perde le staffe: “Sì, ho fatto il dito medio, l’ho fatto, l’ho fatto… Contenta?”, afferma con aria infastidita. Per poi interrompere il collegamento poco dopo aggiungendo: “Eh, certe cagate…” (video).

Non un modo molto british di vivere il post partita, arrivato ad appena dieci giorni di distanza dallo scontro con Maurizio Sarri. Il malessere di Mancini esplode al termine di un mese nero nel quale la sua squadra ha dilapidato quanto di buono aveva seminato, almeno sotto il profilo dei risultati, nella prima parte di stagione. Ora vengono a galla i difetti di costruzione, tra terzini mediocri, un centrocampo dove mancano idee e piedi buoni, una fase offensiva che vive di fantasia e anarchia. Dovrebbe fungere da parafulmine, lui. E invece perde le staffe come accaduto ai suoi dopo il match con la Lazio, stando al racconto della Gazzetta dello Sport che parlò di uno scontro verbale sul punto di degenerare tra Icardi, Jovetic e lo stesso allenatore. Quella sera ha avuto inizio la crisi dell’Inter, nella quale l’allenatore è tutto fuorché esente da colpe. Senza certezze tattiche, ormai vittima di un continuo trasformismo, la squadra non conosce le sue gerarchie e pecca di identità. Il nervosismo di Mancini viaggia tuttavia anche più indietro nel tempo. Sa che il terzo posto è vitale per il club sotto il profilo economico e attorno alla sua figura di manager e allenatore si condensano speranze e responsabilità. Così spesso si scontra e lancia stilettate. Non è detto però che creare quel clima da “rumore dei nemici” di mourinhiana memoria sia ciò serve all’Inter.

Iniziò con una tiratina di orecchie ai giornalisti dopo il 4-0 contro la Fiorentina: “Rivedete le partite? Qualcuno di voi parla e non sa neanche di cosa sta parlando. Il calcio è pazzesco, tutti si mettono lì a pensare quale sia la cosa migliore. Se un giornalista sbaglia formazione impazzisce. Dovrebbero fare un fantacalcio per i giornalisti sulla formazione”. Svariate le puntualizzazioni sugli arbitri. Raggiunge l’apice dopo la sconfitta di Napoli, dove l’Inter chiuse in dieci per la quarta volta in stagione. Al centro della diversità di vedute c’è l’espulsione per doppio giallo a Nagatomo: “Sembra che buttare fuori un uomo sia meglio che andare fuori con una bella donna”, dice riferendosi alla direzione di gara di Orsato prima di battibeccare con l’ex arbitro De Marco, ospite negli studi di Premium Sport.

Fino all’attacco di Damato, fischietto del derby. “Non sa le regole – commenta -. L’arbitro con i suoi collaboratori sono stati un disastro, loro sono stati i peggiori in campo”. Il riferimento è alla mancata punizione a due in area per il tocco di mano di Donnarumma e al fallo da rigore di Alex su Icardi, sanzionabile con il secondo giallo al brasiliano. Errori, certo, ma all’interno di una partita arbitrata molto all’inglese, come di manciniano gradimento. Sono seguite ore di silenzio su quanto accaduto, in campo e fuori. Poi davanti alle telecamere di Inter Channel e su Twitter ha chiarito: “Noi abbiamo subito tante ingiustizie, poi le cose a nostro favore non le fischiano e allora mi arrabbio. Ne usciremo insieme, si spera nel minor tempo possibile. Mi scuso per un gesto di rabbia che non avrei dovuto fare”. Fino al prossimo episodio importante che non andrà giù a Mr Mancini, l’uomo che amava lo stile inglese. Ma fino a un certo punto.

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