Cari lettori.
Da oggi lascio la direzione del Fatto Quotidiano a Marco Travaglio, ma non lascio il nostro giornale perché noi siamo una squadra e facciamo gioco di squadra.
Quando nel settembre del 2009 partimmo per un’avventura che perfino chi ci voleva bene considerava troppo azzardata, non ci demmo cariche, ma incarichi. Chiedemmo a Travaglio: dovrai scrivere un articolo al giorno in prima pagina perché sei la nostra star; e in questi cinque anni Marco ha scritto ogni giorno, saltando Natale e Ferragosto solo perché non escono i giornali. A Peter Gomez, autore di grandi inchieste su Tangentopoli e mafia, chiedemmo di imparare un nuovo mestiere e di costruire da zero ilfattoquotidiano. it che ha rapidamente scalato la vetta dei siti d’informazione più visti e apprezzati con circa 700mila contatti al giorno. A Marco Lillo chiedemmo di fare Marco Lillo e i suoi numerosi scoop, dallo scandalo Montepaschi scoperchiato su queste pagine ai documenti esclusivi sulla fine anticipata del papato di Raztinger, sono da antologia del giornalismo. Alle decine di firme che hanno bussato al Fatto lasciando da un giorno all’altro importanti testate (uno per tutti: Furio Colombo) abbiamo chiesto di regalarci la loro competenza, ma anche di scompigliare le nostre certezze, perché questo ai giornali fa sempre bene. E ai giovani e giovanissimi che si affacciavano per la prima volta in una redazione chiedemmo di essere ambiziosi, ma anche di prendere questo mestiere con allegria perché i lettori non amano i giornali tristi. Restava da nominare il direttore. Toccò a me, forse perché lo avevo già fatto ed è stato uno straordinario e indimenticabile dono che ho condiviso giorno per giorno con i migliori collaboratori che un direttore possa desiderare: Nuccio Ciconte, Vitantonio Lopez, Ettore Boffano, Edoardo Novella e Paolo Residori che ha disegnato pagina per pagina.
È andata bene. Oggi il Fatto è un giornale unico e forse irripetibile nel suo genere. Senza aiuti pubblici e con minimi proventi pubblicitari, per cinque anni consecutivi ha prodotto utili e dividendi e ha finanziato importanti iniziative (dal sito alla versione digitale Mia, ultima nata), contando esclusivamente sul vostro sostegno. Voi che siete diventati la comunità del Fatto e che affollate le nostre feste. Noi che, con tutti i nostri errori, abbiamo mantenuto fede al patto fondativo: saremo un giornale libero e nessuno al mondo potrà dirci ciò che dobbiamo o non dobbiamo pubblicare.
Questo spirito comune ci ha spinto, unici in Italia, ad allegare al nostro quotidiano il numero speciale di Charlie Hebdo, dopo la strage di Parigi: perché la libertà di stampa e di parola va difesa nei fatti da ogni barbarie.
Siamo una squadra e non abbiamo padroni che scelgono o cacciano i direttori. E come squadra abbiamo pensato che rinnovarsi fa bene a tutti, soprattutto quando si può contare su alcuni fuoriclasse. Per questo è stato chiesto a Marco uno sforzo in più e a noi di dargli tutto l’aiuto possibile. Come presidente della società, incarico di cui ringrazio l’assemblea dei soci, darò il mio contributo ai nuovi affascinanti progetti allo studio dell’azienda e dell’amministratore delegato Cinzia Monteverdi. Abbiamo ancora molto da fare per il Fatto.
il Fatto Quotidiano, 4 Febbraio 2015
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