Sopravvivere in una regione che porta il marchio infamante della Terra dei fuochi non è facile. Non lo è per il pomodorino del Piennolo del Vesuvio, il latte Nobile dell’Appennino campano, la mozzarella di bufala, le more coltivate sulla collina di Domicella. E per tanti altri prodotti che arrivano da un territorio riconosciuto in tutto il mondo – oggi- come discarica di rifiuti tossici.

Eppure non è sempre così.

Venerdì scorso sono stata a Nola, l’associazione Slow Food del comune campano ogni anno premia chi promuove a valorizza l’agricoltura del territorio. E’ stata l’occasione per conoscere le storie di persone che ogni giorno combattono contro il pregiudizio sui loro prodotti alimentari. Un pregiudizio che oscura un dato importante, ma che Slow Food si impegna a fare conoscere.

In quanti di voi sanno che i prodotti coltivati in quel fazzoletto di terra tra Caserta e Napoli sono salubri? A volte più salubri di quelli prodotti in altre zone d’Italia, al Nord per esempio. A dirlo – spiega Slow Food- è la capillare rete di analisi e controlli che vengono fatti in questo momento sui prodotti di origine campana. E quando non lo sono, lo sono comunque in misura inferiore rispetto agli altri che non rispettano i parametri di qualità. Le analisi e tutti i controlli che vengono fatti in questo momento sui prodotti che arrivano dalla Campania “sono qualcosa di spaventoso” per il presidente Gaetano Pascale.

Il marchio infamante imposto dalla camorra viene combattuto da centinaia di piccoli contadini, agricoltori, cuochi e commercianti che ogni giorno con il loro lavoro affermano la qualità alimentare. Qualità che passa soprattutto per l’etica.

A dimostrarlo è la storia di Marialuisa Squitieri, giovane imprenditrice premiata a Nola per la sua tenacia nell’agricoltura biologica. Marialuisa, 34 anni, ha messo la laurea in storia Medievale nel cassetto e ha deciso di investire tutte le sue forze per far ripartire Madre Natura, l’azienda fondata dalla mamma e che produce frutta e verdura rigorosamente bio. Prima il porta a porta a Poggiomarino, poi il negozio a Napoli. La passione e l’impegno per la sua terra hanno vinto, anche contro la crisi economica, quando sul carrello finisce il prodotto con il prezzo più basso. “Anche così porto avanti la cultura della mia terra, a dimostrazione che la laurea in storia Medievale non è stata la scelta sbagliata”.

Articolo Precedente

Siracusa, rimossi i sovrintendenti contrari al porto: una storia di ordinario cemento

next
Articolo Successivo

Lampedusa, il ciclone dimenticato

next