La standing ovation tributata agli uccisori di Federico Aldrovandi da parte del congresso del Sindacato autonomo di polizia è un fatto assolutamente vergognoso e riprovevole.  Sono vergogne di questo tipo che scavano un profondo abisso fra le forze dell’ordine e i cittadini. Personalmente conduco da oltre quarant’anni una battaglia per la democrazia nelle forze dell’ordine e per un rapporto costruttivo e di rispetto reciproco fra popolazione e forze dell’ordine, dedicando al tema anche vari fra i post di questo blog. Ho conosciuto poliziotti e carabinieri che sono persone assolutamente rispettabili e normali. Con alcuni di loro ho rapporti di collaborazione su vari temi e di amicizia. Ma quando succedono fatti di questo genere mi cadono davvero le braccia.

Lunga è del resto la lista delle persone accoppate durante il periodo di detenzione. Persone assolutamente inermi e inoffensive come da ultimo l’ex calciatore Magherini. Per non parlare degli eccessi ingiustificabili durante le manifestazioni, come il celerino calpestatore di ragazze o gli episodi oscuri di pestaggi e torture durante la repressione di Genova, come Diaz, Bolzaneto, l’uccisione di Carlo Giuliani, e altri.

E’ evidente che sussiste un forte deficit professionalità. Poliziotti e carabinieri del genere, che massacrano le persone in loro custodia, sono chiaramente una vergogna in primo luogo per le forze di polizia, che sono state incapaci di fornirle della necessaria preparazione e poi per l’intero Paese. Le persone destinate a servire nelle forze dell’ordine fanno fronte, a volte in condizioni difficili per la mancanza di finanziamenti e logistica, a compiti estremamente delicati. Andrebbero quindi a sottoposti ai necessari esami attitudinali. Questi ultimi andrebbero calibrati sulla maturità e salute mentale e non sul livello di abbrutimento acritico. Non è possibile che ne facciano parte persone violente o frustrate, che aspirano alla divisa solo per sentirsi superiori rispetto ai cittadini. Dovrebbero poi essere formati al rispetto dei diritti umani e ad un uso saggio e moderato, non per questo meno efficiente, della forza. Dovrebbero essere messi in grado di combattere la criminalità organizzata, in primo luogo quella mafiosa, non di terrorizzare e intimidire i cittadini, in primo luogo quelli socialmente più deboli, come giovani ed immigrati.

C’è molto da fare per rendere le nostre forze dell’ordine all’altezza dei loro compiti. Roberto Saviano, ha concluso come segue il suo intervento rivolto  al calpestatore del 12 aprile pubblicato recentemente sull’Espresso: “Sai di far parte di un corpo che tredici anni fa si è reso protagonista della vicenda più oscena e vergognosa della recente storia democratica italiana: i crimini di Bolzaneto e della Diaz sono stati il frutto di una furia cieca che a quanto pare sembra non aver insegnato nulla. A te e agli altri appartenenti alle forze dell’ordine spetta ogni giorno dimostrare che Genova è realmente il passato e non un’infamia destinata a ripetersi in eterno”.

Gli osceni applausi del Congresso del Sap mostrano quanto una tale necessaria presa di coscienza sia lontanissima dalle prospettive del settore peggiore della polizia italiana.

Va condiviso quanto affermato, sul vergognoso episodio, dal sindacato di polizia Silp Cgil: “Dopo le nostre lotte per democratizzare le forze di Polizia e dopo la tragedia di una madre, di una famiglia, è sconfortante assistere a quanto avvenuto ieri a Rimini nel corso del congresso del sindacato Sap. Le sentenze, per di più se definitive, si rispettano. Se si è verificato un tale episodio, a cui non vorremmo mai più assistere, è la dimostrazione evidente che vi sia ancora molto da fare sul versante della formazione interna”.

Occorre sperare che affermazioni come queste rappresentino sentimenti e ideali della grande maggioranza delle forze dell’ordine. Di poliziotti come quelli che hanno applaudito gli assassini di Aldrovandi non sappiamo certo che farcene. Andrebbero cacciati via a pedate nel sedere dalla polizia perché ne infangano l’onore, che altri loro colleghi, per ultimo Roberto Mancini, hanno tenuto alto a volte a costo della vita. Io vorrei non dovermi vergognare delle forze dell’ordine del mio Paese. Ma finché vi presteranno servizio persone che giustificano, anzi esaltano, la soppressione violenta di una giovane vita, la vergogna è inevitabile. E la sfiducia ovviamente pure. E tutto ciò, ovviamente, non fa bene alla nostra democrazia.

Bisogna però avere la capacità di guardare anche più lontano. Come dimostrano anche gli incidenti del primo maggio a Torino, la polizia sta andando fuori controllo e perdendo l’autocontrollo. E le responsabilità, va detto, non sono tutte dei poliziotti. Costretti, senza una preparazione adeguata, all’impari compito di far fronte a tutte le contraddizioni di un sistema che sembra aver perduto ogni altro strumento di soluzione dei conflitti che non sia la violenza. A difendere opere che la popolazione non vuole, come la Tav, o politici impopolari e screditati. Non è questa la funzione loro assegnata dalla Costituzione italiana.  Ne prendano coscienza loro per primi e avremo fatto tutti quanti insieme un bel passo in avanti. Quello di una polizia riconciliata con il popolo e costituita non da psicopatici violenti e marionette del potere ma da cittadini consapevoli dei propri e altrui diritti è un sogno che bisogna continuare a coltivare nonostante gli osceni applausi dei sappini.

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