Sarebbero almeno tre le persone che avrebbero concorso all’errore che ha portato allo scambio di embrioni durante una procedura di procreazione medicalmente assistita all’ospedale Sandro Pertini di Roma. Solo la scorsa settimana sono stati definitivamente identificati i genitori biologici dei gemelli attesi da una delle coppie che si sono sottoposte alla procedura lo scorso dicembre.
I Nas hanno iniziato i loro accertamenti acquisendo tutta la documentazione sul caso che vede ora una coppia in attesa di due gemelli che hanno un patrimonio genetico che differisce dal loro ma compatibile con quello di un’altra copia in cura presso lo stesso centro. Secondo il quotidiano Il Messaggero i carabinieri hanno iniziato a passare al setaccio gli atti degli ultimi sei mesi.
All’errore umano avrebbero concorso una “catena” di sanitari, ovvero chi ha avuto a che fare con le provette scambiate: dunque accertamenti sarebbero in corso per risalire a chi ha eseguito il prelievo, chi ha catalogato e custodito le provette e chi ha operato per eseguire l’impianto sulla donna. Tutto personale medico specializzato che opera nella struttura che si dedica alla procreazione medicalmente assistita nel nosocomio romano. Ma ora la volontà è di capire se l’errore era stato scoperto prima della denuncia della coppia in attesa dei gemelli.
Lo scambio sarebbe stato favorito anche da una quasi omonimia nei cognomi e, come è stato accertato dai controlli della commissione presieduta dal genetista Giuseppe Novelli, una donna si ritrova ora incinta di due gemelli i cui genitori biologici sono altri. Su questi ultimi, invece, la procedura di fecondazione assistita non ha avuto buon fine. Le due coppie saranno ascoltate dai carabinieri del Nas che potrebbero anche convocare le altre tre coppie che erano all’ospedale Sandro Pertini nei giorni dello scambio (cioè la sessione tra il 4 e il 6 dicembre 2013): di queste, una aspetta un bambino geneticamente compatibile con l’uomo e la donna, mentre per le altre due la procedura non è andata a buon fine.
Sulla vicenda la Procura di Roma ha aperto un’inchiesta dopo l’esposto presentato da una sesta coppia non coinvolta nello scambio in questione perché si è sottoposta alla procedura in giorni differenti. Al momento il fascicolo aperto dalla Procura sarebbe senza indagati e senza ipotesi di reato: è realistico però prevedere, da parte delle due coppie coinvolte direttamente nello scambio, un procedimento di tipo civile per ottenere un risarcimento.
Intanto il reparto del Pertini, che per ora non accoglie nuove coppie, sono state introdotte nuove e più stringenti misure di sicurezza per evitare in futuro nuovi errori di questo tipo: le prossime pazienti che si sottoporranno alla procedura di fecondazione assistita si vedranno assegnare un codice identificativo non equivocabile e non più di tre aspiranti mamme alla volta potranno essere trattate nella stessa giornata. Infine a capo della struttura, che all’epoca dei fatti era affidata ad interim al primario dell’intero dipartimento, è stato nominato un nuovo dirigente, il ginecologo Emilio Pittarelli.
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