In tempi di vacche magre, quando le parole d’ordine sono spending review o risparmio, la politica va sempre più ingegnandosi per trovare modalità originali di recupero di risorse monetarie. Possibilmente, inoltre, queste modalità devono anche avere le caratteristiche della semplicità nell’implementazione e dell’immediatezza nei risultati.

La prima amministrazione Obama, in modo particolare, era caratterizzata da un’attenzione elevata al nudge. In italiano si parla di spinta gentile, parola che si riferisce a un approccio teso a migliorare il processo di scelta del cittadino, semplificando il contesto in cui la decisione avviene o rendendo più saliente un’opzione, tra quelle disponibili.

L’esempio classico, in letteratura, è quello del tasso di donazione degli organi: in Germania la percentuale di donatori è ancorata al 13%, mentre in Austria arriva al 99%. Come spiegare questo abisso tra due paesi che, tutto sommato, condividono lo stesso substrato culturale e parlano la medesima lingua? La spiegazione risiede in un paio di paroline magiche: opzione di default.

In Austria, infatti, vale la regola silenzio-assenso, per cui, in vita, una persona può manifestare il desiderio che i suoi organi non vengano espiantati. Se ciò non avviene, a morte avvenuta, si dispone per l’espianto. In Germania, invece, vale la regola contraria. La potenza di una semplice modifica dell’opzione di default si traduce, quindi, in un risultato concreto che è un maggior numero di vite salvate e in una maggiore efficienza nella voce “trapianti” del bilancio del sistema sanitario nazionale.

L’automatismo del nudge può operare anche, sottotraccia ma con altrettanta efficacia, per aggredire i costi della macchina burocratica, spesso considerati uno dei freni che impediscono a un’economia di liberare le sue energie. Negli Stati Uniti, in particolare, un ragazzo delle superiori ha fatto un semplicissimo esercizio algebrico collegato al consumo dell’inchiostro e della carta. La domanda questo studente si è posto è: se gli insegnanti, nella stampa delle loro dispense o del loro materiale, cambiassero il carattere utilizzato e scegliessero, per esempio, il Garamond invece dell’opzione di default (il Times New Roman), si potrebbe risparmiare dell’inchiostro? E, di conseguenza, anche della carta?

L’esercizio, una volta validato nel contesto scolastico, è stato poi replicato su un orizzonte più ambizioso: il governo americano. Il Congresso e la Presidenza degli Stati Uniti utilizzano ancora, infatti, nel 2014, moltissima carta. La stima davvero interessante di Suvir Mirchandani (questo il nome del ragazzo) parla della possibilità di risparmiare, nel complesso, circa 400 milioni di dollari su base annua. La cifra nasce dalla somma dei 134 milioni che deriverebbero dall’utilizzo del solo Garamond a livello di governo federale, ai quali si aggiungerebbero altri 234 milioni se applicassero la stessa opzione di default i singoli stati. Chiaramente, va detto che, trattandosi di un esercizio contabile, si basa naturalmente su assunti e ipotesi, il che crea incertezze e opinioni discordi sull’entità del risparmio.

Ora, declinando questo episodio su scala italiana, sono settimane in cui Renzi è contestato per l’utilizzo da televendita delle slide e di Power Point: più che un mero vezzo retorico sul mezzo e sull’epistemologia della comunicazione politica, non sarebbe piuttosto interessante replicare l’esercizio in Italia? La carta è qui, ancor più che negli Stati Uniti, mezzo privilegiato per i documenti ufficiali, anche a causa della difficoltà nel riconoscere le firme digitali. Il nostro paese è famoso per la quantità di norme e la metastasi di emendamenti con cui, di volta in volta, leggi e riforme vengono discusse (e raramente approvate). Foreste impenetrabili di relazioni su valutazioni di impatto ambientale che nessuno legge; un labirinto inespugnabile di commi, paragrafi e rimandi a leggi, con citazioni dal Tomo IV, cap. XXXI, versione 1. Il gomitolo inestricabile di codici che metterebbero a dura prova persino Champollion.

Nell’Italia della complicazione, insomma, dove si cancellano 10 leggi per crearne 12, dove il sonno dei decreti attuativi genera mostri, la digitalizzazione delle Pa più che mai appare come sfida ineludibile. Si dice spesso che, per cercare la copertura di una proposta di legge, nel ginepraio degli 850 miliardi di spesa pubblica, si debba risalire alla fonte: e se cominciassimo a risalire al font?

di Luciano Canova

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