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Isole Marshall, l’oceano sommerge la costiera: stato di emergenza

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Oltre 1000 persone evacuate nel corso degli ultimi tre giorni a causa di onde di marea eccezionali.

Onde di marea superiori alla media, note ai locali come “king tides”, hanno colpito la capitale Majuro (che raggiunge a malapena i 3 metri di altitudine) a partire dalla giornata di lunedì, causando danni ad edifici ed infrastrutture lungo la costa. La notizia, ignorata dai principali media italiani, è stata diffusa dall’emittente Responding To Climate Change (Rtcc) Tv che ha anche intervistato Tony de Brum, Minister-in-Assistance al Presidente delle Isole Marshall. De Brum ha affermato che la frequenza e l’intensità delle alte maree è in aumento, il che significa che coloro che vivono più a ridosso della costa dovranno prendere in considerazione uno spostamento permanente.





Secondo fonti Onu, il governo locale avrebbe istituito un centro Centro Operativo d’Emergenza ed organizzato un incontro fra la Commissione Nazionale Disastri ed alcune organizzazioni umanitarie, fra le quali la Croce Rossa e l’Organizzazione Internazionale per la Migrazione, le quali starebbero già fornendo aiuti al paese.

Le Isole Marshall comprendono 29 atolli che giacciono ad una media di 2 metri sopra il livello del mare, rendendole estremamente vulnerabili agli effetti dei cambiamenti climatici. In particolare, parti delle isole hanno un’altitudine di soli 30 centimetri: un innalzamento del livello dei mari di 80 centimetri, come paventato nel peggiore degli scenari dell’ultimo Rapporto dell’Ipcc per la fine del secolo, farebbe sprofondare due terzi delle isole sott’acqua.

Le Isole Marshall sono solo una delle tante realtà del Pacifico e dei Caraibi che rischiano letteralmente di sparire sotto l’innalzamento del livello dei mari causato dai cambiamenti climatici: per questa ragione, un esito positivo della COP21 (in programma a Parigi nel 2015) viene ormai visto da queste isole come una delle ultime possibilità di sopravvivenza futura.

“Le alte maree parlano più forte delle parole, e questo ne è un altro esempio” – osserva de Brum – “ci presenta la possibilità di focalizzare nuovamente l’attenzione su ciò che molte persone non comprendono: che questo è un problema presente, non futuro.”

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