Da quando ricopro la carica di Consigliere comunale a Milano, ho deciso di indossare con regolarità la fascia tricolore e sposare, perché credo che sia un mio dovere in quanto amministratore. Sposo regolarmente una volta a settimana dallo scorso ottobre. E’ un atto importante che sta a coronamento di un sogno, dal quale prende il via un nuovo progetto di vita. E trovo giusto che Milano abbia deciso di concedere, a chi decide di farlo civilmente, uno degli ambienti più belli tra quelli in uso al Comune, ovvero la Sala degli specchi a Palazzo Reale: il miglior biglietto da visita della città.

Per San Valentino poi è un boom di richieste. Quest’anno, la mattina del 14 febbraio, ho sposato sette coppie. Ma c’è un “però”, ed è un “però” che riguarda la sottoscritta. In quanto omosessuale, per me e la mia compagna, non è riconosciuto l’istituto del matrimonio. Per cui io sposo, ma non posso sposarmi!

Credo sia un diritto di tutti il potersi unire in matrimonio, ma questo, per il momento, è un qualcosa che mi viene negato. Come consigliere comunale, però, ogni volta che vado a Palazzo Reale per sposare, mi reco lì felice di farlo, sperando che un giorno possa ritrovarmi assieme alla mia compagna dall’altra parte rispetto al celebrante. Diciamo che mi farebbe piacere potermi unire in matrimonio in quella stessa sala e, perché no, col Sindaco ad officiare le prime nozze gay a Milano.

Termino con un secondo augurio. Spero che l’attuale Presidente del Consiglio Matteo Renzi, come promise quando era ancora Segretario del Partito democratico, prenda in mano il tema dei diritti civili e delle unioni omosessuali e dia il via ai due disegni di legge in attesa in Parlamento. Sarebbe bello che il prossimo anno, il 14 febbraio, giorno di San Valentino, io possa celebrare non solo dei matrimoni eterosessuali ma anche dei matrimoni tra persone dello stesso sesso.

 

 

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