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Berlusconi a caccia di liquidità, vende il 5,61% di Mediolanum. Vale oltre 265 milioni

Al via vendita accelerata. L'incasso consentirà a Fininvest di "rafforzare la propria struttura patrimoniale e finanziaria"
Berlusconi e Doris
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Dopo la sentenza definitiva sul Lodo Mondadori, la galassia Berlusconi va a caccia di liquidità. E, per andare dritta allo scopo, mette in vendita il 5,61% di Mediolanum. Ad annunciarlo è stata la stessa Fininvest che ha parlato di un’offerta rivolta a investitori istituzionali italiani ed esteri tramite procedura accelerata. Agli attuali prezzi di mercato, la partecipazione vale oltre 265 milioni di euro, ma è stata venduta in fretta e furia a circa 253 milioni. La holding della famiglia Berlusconi possiede il 35% circa del capitale del gruppo bancassicurativo. Il 25,53% della quota è vincolato a un patto di sindacato paritetico con Ennio Doris. Fininvest ha spiegato che l’incasso – curato da Unicredit, in collaborazione con Kepler Cheuvreux – le consentirà di rafforzare la propria struttura patrimoniale e finanziaria.

Del resto prima ancora di avere certezze sul prezzo da pagare per la guerra di Segrate, la holding che oltre a Mediolanum controlla Mediaset, il Milan e Mondadori, aveva annunciato un bilancio 2012 in rosso per 285,2 milioni di euro dopo aver registrato svalutazioni e oneri non ricorrenti per oltre 650 milioni. Nonostante il risultato, per far affluire liquidità alle società della famiglia Berlusconi che la controllano, la holding aveva deciso di distribuire ai soci 93,6 milioni di euro. La cedola, dopo tre esercizi senza dividendi, non è stata staccata sul risultato 2012, ma attingendo “a utili portati a nuovo” dopo aver “valutato l’importo delle riserve distribuibili nonchè la consistenza delle risorse finanziarie disponibili”.

Qualche mese dopo, il 17 settembre, la sentenza della Cassazione sul Lodo che aveva fissato in 541,2 milioni di euro (494 al netto degli interessi su quanto era già stato pagato in più). L’uscita, però non avrà un effetto diretto sul patrimonio da 2,43 miliardi della Fininvest che aveva già messo a riserva 409,1 milioni di euro per il rischio legato agli esiti ultimi della guerra di Segrate. Tuttavia, visto che la potenziale perdita non era ancora stata contabilizzata in virtù di un certo ottimismo, l’impatto dei 494 milioni ci sarà invece sul conto economico 2013 della holding che alla fine dell’anno scorso a livello consolidato aveva 1,5 miliardi di debiti verso il sistema bancario, un terzo dei quali nei confronti della partecipata Mediobanca, mentre l’indebitamento netto era pari a 1,88 miliardi.

Le cose non vanno meglio a valle della catena, con Mondadori che dopo aver chiuso i primi nove mesi del 2013 con un rosso di 32,3 milioni di euro, ha dovuto trattare con le banche per rinegoziare linee di credito per un totale di 570 milioni di euro. Ottenendo un trattamento piuttosto vantaggioso in particolare da Intesa Sanpaolo e dalla stessa Mediobanca. Per di più senza dover rispettare i vincoli di bilancio (covenants) che erano stati definiti con le banche creditrici pena l’immediato rientro dai prestiti.

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