Torino-Roma, sola andata: “Quando voi vedete Scarlett Johansson che sfila sul red carpet romano dovreste metterle anche un cartellino del prezzo. Dovreste vedere, lì che cammina, una ‘cosa’ che sta tra i 400mila e i 600mila dollari. Immaginatevi proprio il mucchio di banconote che cammina. E sappiate che sono banconote pubbliche”.

J’accuse firmato Paolo Virzì, direttore del Torino Film Festival, che presentando la 31esima edizione al via il 22 novembre premette di non volere aprire alcuna polemica con il “Festival” capitolino, ma poi infila la stoccata: bersaglio, la protagonista di Her, migliore attrice a Roma, e la sua cavalcata sul tappeto rosso a spese della comunità. Se tra le due manifestazioni, e non da oggi, non corre buon sangue, l’attacco di Virzì è strategico: da un lato, difende la cronica allergia di Torino (budget di 2,4 milioni contro i 7 di Roma) alle star; dall’altro, con un’impietosa analisi sui costi pubblici-ricavi d’immagine azzoppa l’unica (insieme a Jennifer Lawrence) diva vista all’Auditorium.

C’è di più: Roma ha messo in cartellone una marea di opere prime e seconde, già tradizionale serbatoio del festival piemontese, e l’attuale distanza di soli 4 giorni tra la fine dell’ex Festa e l’inizio del TFF è folle, ovvero suicida per l’intero sistema cinema nazionale. E la situazione potrebbe addirittura peggiorare con la coincidenza perfetta dei due festival paventata da Marco Müller: se rimarrà sul Tevere, il direttore vorrebbe posticipare l’inizio di Roma 2014 a metà novembre, dopo l’American Film Market, impattando su Torino.

Calato il sipario sulla kermesse capitolina, il ministro dei Beni culturali Bray s’è detto disponibile a “discutere azioni organiche e coerenti per garantirne il miglior futuro”: ridare a Torino, date e opere, quel che è di Torino non sarebbe un buon inizio?

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