Per ora niente metodo Cipro per gli obbligazionisti delle banche. E’ la richiesta formulata dal presidente della Bce, Mario Draghi, che in una lettera alla Commissione Ue in vista della nascita della vigilanza unica bancaria ha espresso la necessità di evitare di imporre perdite a chi ha investito in obbligazioni della banche almeno per il momento, se ciò può destabilizzare il sistema finanziario in Europa.

E’ quanto scrive Repubblica, sottolineando che la “lettera segreta” risale a un mese fa in vista dell’avvio a inizio 2014 dell’Unione bancaria, passaggio che prevede la verifica dei conti e, soprattutto, della situazione patrimoniale di circa 150 banche europee, tra cui 13 italiane big. Al lentino, quindi, la capacità  degli istituti di resistere nel caso di choc economici e, nel caso di provata incapacità, l’imposizione del rafforzamento attraverso le necessarie ricapitalizzazioni.

Oppure, in parallelo o in alternativa, attraverso un taglio dei debiti, secondo la linea tedesca che mutua l’ultima impostazione scelta da Bruxelles per i prossimi di salvataggi delle banche (il cosiddetto metodo Cipro) che prevede che a pagare, prima dei contribuenti attraverso gli aiuti di Stato, siano azionisti e creditori privati. In primis i creditori subordinati che dovrebbero rinunciare al rimborso dei bond nei quali hanno investito. Come del resto accade in caso di fallimento di un’impresa.

Una linea di intervento non condivisa dall’ex numero uno della Banca d’Italia che, sempre secondo quando riporta il quotidiano di Carlo De Benedetti, non sarebbe contrario a far pagare i creditori tout court ma, in una prima fase vorrebbe che si evitasse il giro di vite sui bond bancari con possibili perdite che a suo dire potrebbero destabilizzare i mercati, tenendo conto, scrive ancora il giornale che “in Italia ci sono 2,7 miliardi di bond bancari subordinati con scadenza 2014 e 4,6 nel 2015″.

A Bruxelles, conclude poi il quotidiano, “qualcuno osserva che con la sua lettera Draghi ha abbandonato la sua neutralità in difesa di interessi italiani. Di certo il presidente della Bce non la vede così, ma conosceva anche questo rischio e anche per questo voleva mantenere il segreto. Il fatto che abbia agito lo stesso dà la misura delle sue preoccupazioni”. Che viaggiano in parallelo con quelle dell’esecutivo italiano molto sensibile alle problematiche del sistema bancario cui sta arrivando un continuo flusso di aiuti sotto varie forme le ultime delle quali contenute nella legge di Stabilità, che ha confermato anche le garanzie in contanti del Tesoro sulle eventuali perdite degli istituti dalle operazioni in derivati a protezione del rischio di default dell’Italia in relazione ai titoli di Stato.

La Bce ”conferma che il presidente Mario Draghi ha scritto una lettera al vicepresidente della Commissione europea Joaquin Almunia il 30 luglio, relativa all’applicazione delle norme sugli aiuti di Stato” alle banche, hanno fatto sapere da Francoforte in serata precisando che la missiva è stata inviata anche al presidente dell’Eurogruppo e fatta circolare presso i membri del consiglio Bce. Nella lettera Drgahi ”parla di un problema specifico, in cui le banche sono solvibili in base alla valutazione dei bilanci ma hanno problemi per quanto riguarda i requisiti patrimoniali dopo gli stress test’’.

Da quando le nuove linee guida Ue sugli aiuti di Stato alle banche sono entrate in vigore lo scorso agosto e Almunia ha ricevuto la lettera di Draghi, c’è stata “una collaborazione interistituzionale molto stretta” tra Bruxelles e Bce per individuare “per tempo” qualsiasi potenziale problema – e le relative soluzioni – nell’applicazione delle norme sul burden sharing (ovvero la distribuzione del peso del debito tra i creditori, ndr), ha detto all’Ansa il portavoce di Almunia.

”Prima di assumere la vigilanza unica delle banche europee, la Bce ha in programma di condurre una revisione rigorosa dei bilanci degli istituti di credito in modo da accrescere la propria credibilità di supervisore e migliorare la trasparenza e la fiducia nel sistema finanziario”, si legge nella lettera di Draghi ad Almunia.

”E’ fondamentale che i Paesi membri si impegnino ad attivare meccanismi pubblici di salvaguardia finanziari credibili (public backstops) per assicurare che ci siano risorse disponibili nel caso in cui il capitale privato sia insufficiente a coprire eventuali ammanchi”, prosegue il numero uno della Bce nella missiva, spiegando che “l’assenza di un impegno pubblico minerebbe la credibilità dell’operazione di revisione dall’inizio”.

Draghi sottolinea che “mentre ci auguriamo che i casi di ricapitalizzazione pubblica siano eccezionali, essi possono tuttavia essere necessari (eventualità non escludibile per il Monte dei Paschi di Siena, ndr)”, ma precisa “questo non significa che i costi ricadranno sui contribuenti”. Infatti Draghi spiega “che in passato ci sono stati esempi di banche solvibili ricapitalizzate con denaro pubblico per migliorare la fiducia e la stabilità, con i fondi che poi sono stati restituiti tempestivamente e lo Stato ha anche realizzato ritorni non trascurabili”.

Il presidente della Bce cita quindi i casi di Banco Popolare, Natixis, SocGen, Goldman Sachs. “In questo contesto siamo preoccupati dall’interazione con le nuove linee guida sugli aiuti di Stato che dovrebbero entrare in vigore ad agosto”, scrive Draghi, sottolineando inoltre che “una conversione forzata del debito in azioni potrebbe non essere giustificata in alcuni casi, come quando una banca, dopo la revisione sulla qualità degli attivi, ha un livello di capitale superiore a quello minimo richiesto ma inferiore al tetto fissato negli gli stress test, oppure ha bisogno di capitale aggiuntivo per qualsiasi altro motivo e la ricapitalizzazione attraverso un aumento di capitale è ritenuta non fattibile in quel momento”.

In questo scenario, spiega il numero uno dell’Eurotower, “la banca non è in fallimento (dopo la revisione non la si ritiene fallita o vicino al fallimento se non ricapitalizzata), è solvibile ma il supervisore chiede un aumento di capitale per migliorare la fiducia”. Dopo una serie di spiegazioni tecniche Draghi afferma quindi che “in alcune circostanze gli aiuti di Stato dovrebbero essere possibili per ricapitalizzare le banche in via precauzionale”.

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