E’ un giorno destinato a passare alla storia. Il verdetto della Corte di Cassazione con ogni probabilità sancirà, in modo definitivo e inoppugnabile, che Silvio Berlusconi è un pregiudicato. Il reato di cui si è macchiato, ma non è il solo, è gravissimo: frode fiscale. Finalmente e con 20 anni di ritardo uno squarcio di verità forse sarà scritto su di un uomo che per difendere se stesso e le sue aziende “stataliste” ha sventrato un paese. Anni in cui il grande tycoon ha piegando ai suoi voleri istituzioni, partiti, funzionari dello Stato con ogni mezzo e contro ogni regola. L’Italia è in ginocchio. Da oltre 20 anni il nostro paese è stretto in una micidiale tenaglia. Il ricatto si è fatto condizionamento culturale, politico, economico. Il Berlusconismo è stato più invasivo e radicale del fascismo.

Una dittatura bianca dove al manganello e all’olio di ricino si è sostituito la suggestione psicologica, e la narrazione del capo. Ogni suo capriccio o stravaganza è diventato un elemento di “normalità”. I suoi vizi privati e le sue nulle virtù pubbliche hanno travolto e modellato comportamenti e atteggiamenti degli italiani. Un lavorio quotidiano che ha modificato geneticamente un popolo: da cittadini a telespettatori-fans-sudditi svuotati della dignità, del buon senso e della comune etica. Se Indro Montanelli profetizzava che la malattia del berlusconismo sarebbe stata debellata quando gli italiani avrebbero sviluppato gli anticorpi purtroppo così non è stato. La malattia si è cronicizzata.

In realtà inconsciamente tutti in modo segreto oggi siamo impreparati a una probabile condanna definitiva dell’ex premier. Facciamo il tifo per il pool di avvocati di Silvio Berlusconi capitanati da Franco Coppi. Perché sotto sotto una buona parte d’italiani vuole continuare a chiacchierare di Berlusconi e l’altra parte avere in lui la comoda toppa per la propria inconsistenza. Non siamo proprio pronti alla fine di un’epoca e al voltar pagina. Davvero è possibile un mondo senza Berlusconi? Come sarà l’Italia del post berlusconismo? Neppure riusciamo a immaginarla. Insomma con l’uscita di scena, se uscita di scena sarà, di questo ingombrante ras saremo davvero tutti orfani?

A vedere però la schizofrenia di queste ore, l’impazzimento dei media, l’attesa trepidante, l’ansia collettiva, lo psicodramma che si sta consumando con dibattiti, approfondimenti, analisi, sembra che purtroppo questo paese non riuscirà mai a liberarsi del Berlusconismo e del suo culto regressivo. Vorrei solo permettermi di ricordare in questo impazzimento generale che un autobus è precipitato da un viadotto e 38 persone sono morte. Erano quasi tutti originari di Pozzuoli, Napoli, Italia, Europa 2013. C’erano intere famiglie, nonni, bambini, giovani, tutti di ritorno da una visita al santuario di Padre Pio. Ieri il giorno dei funerali: tutti stipati in un palazzetto dello sport a Monteruscello, le bare sistemate l’una affianco all’altra, i parenti ad abbracciarle. Pianti, dolore, rabbia. Anche il lutto nazionale. Ma alla fine chi erano queste 38 vite spezzate? Poveracci. Gente umile destinata a non far notizia neppure nella morte. Non ho sentito un solo politiconzolo dire: Lo Stato sarà loro vicino nel concreto. Nulla. Erano poveracci.

L’Italia della soap opera neppure si commuove più, non c’è tempo. Danno un’altra puntata di Berlusconi. Forse siamo all’epilogo o all’inizio di una nuova serie.  

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