Per l’autogoverno dei magistrati, esercitato dal Consiglio Superiore della Magistratura, lo Stato mette a disposizione del Csm ben 35 milioni di euro. Amministrati sotto il controllo della Corte dei conti e di tre revisori esterni, i conti del Csm sono quasi introvabili. Giusto qualche indizio nella Gazzetta Ufficiale, dove è pubblicato il rendiconto di ogni anno. Un documento di poche paginette, lontano parente di un bilancio vero e proprio. Il sito web del Csm non offre alcun dettaglio su come vengono amministrati i 35 milioni di euro. Manca anche la lista dei 7 incarichi esterni conferiti ad altrettanti addetti, nonché quella relativa alle imprese a cui vengono affidati una serie di servizi.
Solo attraverso la consultazione di una serie di leggi che regolano il funzionamento del Csm, è possibile scoprire che la pianta organica prevede 243 unità: tra queste spiccano i 53 funzionari amministrativi, i 30 addetti a “servizi ausiliari e di anticamera”, gli otto dattilografi dell’ufficio studi, la ventina di uscieri e 20 autisti. Il numero di questi ultimi, diminuito negli anni, nell’originaria organizzazione fissata da una legge del 1958, era pari addirittura a 40 unità. Il conto finale dei costi sostenuti nel 2011 per tutto il personale in servizio al Csm è salato, seppur in lieve calo: 19 milioni di euro. Gli oneri relativi ai componenti del Csm (24 eletti e 3 di diritto) nel 2011 poco meno di 4,9 milioni di euro. “Lavoriamo moltissimo – ci ha detto un consigliere – per la mole di atti che dobbiamo studiare e le delibere da redarre”. Infatti nel 2011 è stata pagata la bellezza di 630 mila euro di straordinari ai dipendenti del Csm.
SENZA SINDACARE sulla intensità del lavoro intellettivo profuso dai consiglieri, resta il fatto che le settimane di lavoro istituzionale, presso il Palazzo dei Marescialli, sono tre. Anche se i mesi di settimane ne contano almeno quattro. E i giorni lavorativi sono al massimo 15 al mese. Le commissioni si riuniscono dal lunedì al giovedì, quattro volte alla settimana. E solo chi fa parte di quella disciplinare rimane a Roma fino a venerdì. I 4,9 milioni di euro di compensi comprendono il cospicuo assegno del vicepresidente (Michele Vietti), pari a poco meno di 300 mila euro lordi all’anno. Così come l’appannaggio annuale degli altri 7 consiglieri eletti dal Parlamento, circa 115 mila euro: quasi 8 mila euro al mese per 14 mensilità. Tutti i consiglieri percepiscono inoltre 75 mila euro all’anno come indennità di presenza.
A quelli che non risiedono a Roma viene poi riconosciuta una indennità di missione giornaliera di 220 euro per ogni giorno di presenza effettiva, oltre al rimborso delle spese di viaggio. Tra rimborsi e indennità varie, la spesa annua vale 2,2 milioni di euro. Tra i benefit ci sono le auto blu, per tutti i consiglieri: 300 mila euro nel 2011. Sono 23 le auto a disposizione e prima della lieve cura dimagrante del 2011 erano 31. Vietti viaggia su una Maserati Quattroporte. “Per gli altri consiglieri – racconta un altro componente del Csm – dal primo aprile l’auto blu sarà una semplice Fiat Punto”. Il Csm investe molto in formazione: 6,5 i milioni di euro per “spese per incontri di studio, formazione, convegni e conferenze”. Risorse che dovrebbero diminuire dopo l’avvio della Scuola Superiore della Magistratura. Ma sono ben altri i capitoli di spesa che incuriosiscono.
IL CSM HA PAGATO, sempre nel 2011, quasi 250 mila euro per stampare pubblicazioni, acquistare carta e materiale di cancelleria, riviste, giornali e altre pubblicazioni. Sono ammontati invece a 433 mila euro i costi per pulizia, traslochi e facchinaggio e per la smacchiatura di tappeti e tendaggi. Degni di menzione sono i 17 mila euro di “spese per la fornitura di capi d’abbigliamento al personale autista ed ausiliario in servizio”. Ma soprattutto i 703 mila euro sborsati per incarichi professionali, traduttori e interpreti, sui cui nomi e profili nulla è dato sapere.
da Il Fatto Quotidiano del 2 aprile 2013