Continua il dibattito sull’idea di estrarre CO2 dal sottosuolo in Toscana, vicino a Certaldo, per venderlo ai produttori di bibite gassate e cose del genere. In un post precedente avevo detto che questa idea è un po’ come andare in bicicletta pedalando e frenando allo stesso tempo. E’ assurdo, evidentemente, che da una parte si facciano studi su come “sequestrare” il CO2 sottoterra per evitare il riscaldamento globale e dall’altra si proponga di fare delle trivellazioni per estrarlo.

Credo che valga la pena riparlare un po’ di questo argomento, dato che alle mie critiche alcuni hanno replicato sostenendo che non vale la pena intralciare il meccanismo del libero mercato per quel poco di CO2 che l’impianto di Certaldo emetterà. A parte il fatto che fare poco danno non è una gran virtù; in realtà il CO2 che potrebbe essere emesso da questo impianto non è per niente poco!

Non abbiamo dati su quanto CO2 ci si aspetta che produca l’impianto di Certaldo. Ma sappiamo che in Toscana esiste già un impianto simile. Dai dati disponibili (anche qui) sappiamo che, come ordine di grandezza, l’impianto esistente produce qualcosa come 100.000 tonnellate all’anno. Possiamo ragionevolmente aspettarci che il nuovo impianto produrrà quantità del genere.

Ora, per farci un’idea di cosa vogliono dire 100.000 tonnellate all’anno, possiamo considerare il fatto che in tutto il mondo si sta cercando di ridurre le emissioni di CO2 sostituendo le vecchie lampadine con le nuove a “basso consumo”. Quanto CO2 si risparmia per ogni lampadina sostituita? Approssimativamente, il risparmio è dell’ordine di 50 – 100 kg di CO2 all’anno. Prendiamo il valore 100 kg all’anno e vediamo subito che un solo impianto di estrazione di CO2 ne produce altrettanto di quanto se ne risparmia con un milione di lampadine a basso consumo!! Questi, ovviamente, sono calcoli approssimati, ma l’ordine di grandezza è quello.

Ovvero, se l’impianto per l’estrazione di CO2 a Certaldo si farà, il risultato sarà di vanificare automaticamente lo sforzo richiesto ai cittadini con tanta enfasi per sostituire ogni anno oltre un milione di vecchie lampadine nelle loro case in nome del rispetto dell’ambiente.

Ora, ovviamente queste quantità sono comunque piccole rispetto al totale di CO2 emesso nell’ambiente, che è dell’ordine delle decine di miliardi di tonnellate. Ma questa enorme emissione totale è il risultato di tante piccole emissioni. Se vogliamo combattere il riscaldamento globale, è importante che le istituzioni diano il giusti segnale al pubblico sull’opportunità di non impegnarsi in attività che aumentano ulteriormente le emissioni, piccole o grandi che siano. Non si tratta di una questione di proibizione, ma di fare il possibile per incoraggiare gli investimenti privati verso attività che non siano soltanto economicamente vantaggiose ma anche sostenibili.

Nota: questo argomento è discusso in modo più approfondito in un mio articolo sul sito “Climalteranti” 

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