Un milione di euro sottratti dalla cassaforte del vice di don Luigi Verzé e un incendio eseguito su mandato del fondatore del San Raffaele per indurre un imprenditore a cedere dei terreni. Sono questi i motivi che hanno spinto la Procura di Milano ad eseguire tre arresti con le accuse, a vario titolo, di incendio, estorsione e furto. A prelevare il denaro sarebbero stati due uomini della security della clinica, Antonio Vito Cirillo Francesco Pinto che hanno preso la cifra in contanti e assegni – poi bloccati – dal caveau dell’ospedale il 13 luglio del 2011, pochi giorni prima del suicidio di Mario Cal, braccio destro di don Verzé.

Oltre a Cirillo e Pinto è finito in manette anche Danilo Donati, il primo a ritrovare il cadavere di Cal, a cui i pm contestano di aver provocato l’incendio di un campo sportivo confinante con l’ospedale. L’ episodio sarebbe stato ‘commissionato’ a Donati dallo stesso fondatore della clinica, morto il 31 dicembre 2011, e dall’ex capo dell’ufficio tecnico del San Raffaele, Andrea Roma, per il quale è stata chiesta e respinta la richiesta di arresto perché il gip ha ritenuto non sussistere più le esigenze cautelari. La tentata estorsione sarebbe stata messa in atto per indurre l’imprenditore Andrea Lomazzi a risolvere anticipatamente un contratto di locazione con la fondazione Monte Tabor e consentire così a quest’ultima di rientrare nella disponibilità di alcuni terreni sui quali sviluppare nuove iniziative immobiliari.

A Cirillo e a Donati viene inoltre contestato l’incendio dell’auto di un dipendente dell’ospedale, Cesare Damonte, avvenuto nel 2007, con cui i due avevano avuto un diverbio. 

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Vatileaks, Bertone vuole dimettersi. Ma Ratzinger respinge la richiesta

next
Articolo Successivo

Cinque terre, si cammina ancora con gli stivali di gomma

next