Il braccialetto dei barbari sognanti distribuito da Paolo GrimoldiDal braccialetto di gomma bianca, distribuito in semiclandestinità, al giornale on line il passo è breve. I barbari sognanti escono allo scoperto dopo che Roberto Maroni, a cui i barbari fanno riferimento, ha ammesso l’esistenza della nuova corrente interna alla Lega di Bossi martoriata dagli strattoni di quelli del Cerchio magico preoccupati per come accasarsi al meglio. La comunicazione al momento però viaggia sulla pagina facebook logata con l’attuale simbolo del gruppo: Obelix intendo a scolpire un grande “sole delle Alpi” osservato da Asterix, l’altro popolare gallico dei fumetti francesi di Goscinny e Uderzo. L’idea sarebbe venuta ad un militante leghista di Fusignano in provincia di Ravenna.

Il Big Bang della secessione (successione) nel Carroccio era avvenuto all’indomani della fatwa lanciata dal Senatùr contro il fido Bobo a cui era stato fatto divieto di fare comizi. I militanti si erano scatenati contro le parole del capo invitando Maroni ovunque. E lui, cogliendo la palla al balzo si è fatto avanti ammettendo l’esistenza della nuova compagine barbarica il cui nome sarebbe stato ispirato dal romanzo Il mio Carso dello scrittore irredentista triestino Scipio Slapater.

Fin qui i sogni dei “barbari” maroniani che per ora continuano a stare sotto l’ombrello di via Bellerio guardando con attenzione ai prossimi congressi provinciali in Lombardia e Veneto snodi cruciali dal punto di vista politico. Nel frattempo Paolo Grimoldi (padre costituente dei Giovani padani e dell’interrogazione parlamentare contro la lettura del Diario di Anna Frank nelle scuole) regala quel famoso braccialetto bianco con la scritta “barbari sognanti” con a fianco il “sole delle Alpi”.

Il gadget viene chiamato il simbolo della Lega “degli onesti” anche se tra di loro compare il nome di Gianluca Pini (autore dell’emendamento sulla responsabilità civile dei giudici) che, come ha ricostruito Sandra Amurri per il Fatto Quotidiano, ha qualcosa da spiegare su alcune fatturazioni, oltre ad aver richiesto all’allora ministro dell’Interno Maroni il trasferimento del questore di Forlì Calogero Germanà, già collaboratore di Paolo Borsellino.

Barbaro è l’eurodeputato Matteo Salvini (che a Milano aveva proposto carrozze tram separate tra italiani e stranieri oltre al testo della canzone sulla “puzza dei napoletani da cui scappano pure i cani”) il sindaco di Varese Attilio Fontana, il presidente del consiglio regionale della Lombardia Davide Boni e il deputato mantovano Giovanni Fava che presiede la Commissione d’inchiesta sul fenomeno della pirateria in campo commerciale. Una carica che deporrebbe a suo favore se non fosse che lo stesso Fava è stato relatore di un emendamento (bocciato) della versione italiana della legge Sopa (Stop Online Piracy Act) il cui testo in pratica prevedeva la rimozione di qualsiasi contenuto pubblicato online sulla base del “semplice sospetto” non accertato da alcuna autorità, un passaggio certamente poco coerente con la sua carica parlamentare.

Barbaro è pure il vicesindaco di Brescia Fabio Rolfi, degno rappresentante di parentopoli per aver sistemato la moglie, per un periodo, contemporaneamente in un’Asl milanese e nella segreteria regionale del collega Belotti. I Caparini hanno pensato bene di tenere il piede in due scarpe tra il padre Bruno Bossiano (membro del consiglio federale) e il deputato – “barbaro” – Davide. Anche Emanuela Munerato, la leghista operaia che durante il voto di fiducia sulla manovra si è presentata in Aula in tenuta da lavoro, indossa il braccialetto, così come i parlamentari Nicola Molteni, Davide Cavalletto, il bergamasco Giacomo Stucchi, oltre a Massimiliano Fedriga che punta alla conquista leghista di Gorizia alle prossime amministrative.

In tutto sarebbero circa duecento (tra deputati e amministratori) i “barbari” pronti a sostenere Maroni, che in questi giorni deve risolvere anche la grana della Velina Verde (blog anonimo il cui dominio sembra registrato alle Bahamas pare da un braccio operativo padano sull’asse Brescia-Bergamo) che di lui scrive: “Dopo aver sistemato al Milan la sua ex portavoce Isabella Votino ha la moglie (dirigente del personale) alla Aermacchi, gruppo Finmeccanica”. Nella pagina web vengono sollevati dubbi anche sulla vicenda Nicola Cosentino che di Maroni è stato sottosegretario.

Nonostante questo, i “barbari sognanti” sono pronti alla guerra. Come nel Veneto di Flavio Tosi, sindaco di Verona che gioca su due tavoli puntando anche alla segreteria della Liga Veneta, feudo del bossiano Gianpaolo Gobbo, che dopo quasi quindici anni di guida non ha nessuna intenzione di mollare. Ma Maroni non lascerà che l’amico Tosi si candidi da solo a maggio a Verona (lanciando la sfida a Bossi) se questo non porterà acqua al progetto dei suoi “barbari”, sognanti o no che siano.

Il Fatto Quotidiano, 15 febbraio 2012

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