La Camera ha approvato l’emendamento della Lega sulla responsabilità civile dei magistrati con 264 sì e 211 voti contrari. Il governo è andato sotto, il ministro Enzo Moavero Milanesi aveva dato infatti parere negativo. Dopo il voto è intervenuto il ministro Paola Severino: “Il Parlamento ha votato ed è sovrano, ma confidiamo che in seconda lettura si possa discutere qualche miglioramento perché interventi spot su questa materia possono rendere poco armonioso il quadro complessivo”, ha detto. Immediato l’intervento dell’Associazione nazionale magistrati. Parlano di “una forma intimidatoria e di vendetta verso il libero esercizio della funzione di giudice”, nonché di “un ennesimo tentativo di risentimento e di ritorsione” nei confronti della magistratura affermano Luca Palamara e Giuseppe Cascini, Presidente e segretario dell’Anm. “E’ una norma incostituzionale – rileva Cascini – in contrasto con i principi piu’ volte affermati dalla Corte di Giustizia europea”.
Ritorna così la vexata quaestio della responsabilità diretta dei magistrati nella legge comunitaria. L’emendamento modifica la legge del 13 aprile 1988 sul risarcimento dei danni cagionati nell’esercizio nelle funzioni giudiziarie e sulla responsabilità civile dei magistrati. In particolare modifica quella disposizione della norma per la quale costituisce colpa grave del magistrato la grave violazione di legge “determinata da negligenza inescusabile” con una previsione per la quale: “Chi ha subito un danno ingiusto per effetto di un comportamento, di un atto o di un provvedimento giudiziario posto in essere dal magistrato in violazione manifesta del diritto o con dolo o colpa grave nell’esercizio delle sue funzioni, ovvero per diniego di giustizia può agire contro lo Stato e contro il soggetto riconosciuto colpevole per ottenere il risarcimento dei danni patrimoniali e anche di quelli non patrimoniali che derivino da privazione della libertà personale”. Per dolo si intende “il carattere intenzionale della violazione del diritto”.
Non solo, con l’emendamento si chiede di modificare la previsione secondo la quale “nell’esercizio delle funzioni giudiziarie non può dar luogo a responsabilità l’attività di interpretazione di norme di diritto ne quella di valutazione del fatto e delle prove”, con una disposizione per la quale “nell’esercizio delle funzioni giudiziarie non può dar luogo a responsabilità l’attività di valutazione del fatto e delle prove” salvo ad esempio il caso di negligenza inescusabile che porta all’affermazione di un fatto la cui esistenza e incontrastabilmente esclusa dagli atti del procedimento. Per determinare i casi in cui sussiste una violazione manifesta del diritto “deve essere valutato – propone l’emendamento – se il giudice abbia tenuto conto di tutti gli elementi che caratterizzano la controversia sottoposta al suo sindacato con particolare riferimento al grado di chiarezza e di precisione della norma violata al carattere intenzionale della violazione, alla scusabilita’ o inescusabilita’ dell’errore di diritto”. Nel caso in cui si verifica la violazione del diritto dell’Unione europea si deve tenere conto “se il giudice abbia ignorato la posizione adottata eventualmente da un’istituzione dell’Unione europea, non abbia osservato l’obbligo di rinvio pregiudiziale” del trattato sul funzionamento dell’Unione europea, “nonché se abbia ignorato manifestamente la giurisprudenza della Corte di giustizia” della Ue.
Del voto in aula esulta il Carroccio. “E’ una vittoria di civiltà del Parlamento su un governo tecnico di clandestini”, ha commentato il deputato della Lega Gianluca Pini, firmatario dell’emendamento. Mentre per Enrico Costa, capogruppo del Pdl in commissione Giustizia, si tratta di “una battaglia di civiltà, è stato un voto trasversale. Lo Stato deve garantire i diritti dei cittadini”.
Il testo è stato approvato con il voto segreto, come chiesto dalla Lega. E secondo il Pd si è trattato di un colpo di mano da parte del Pdl che, spiega Dario Franceschini, aveva dato garanzia al governo “a votare per la soppressione dell’articolo. A voto segreto è successo diversamente. Evidentemente su alcuni argomenti” la vecchia maggioranza “si ricompatta”. E ancora: “Il Governo non ha chiesto il rinvio perché aveva avuto la garanzia che avrebbero votato secondo le indicazioni”.
Critiche anche dal Terzo Polo. In particolare da Giulia Bongiorno. “Io voglio magistrati responsabili, non magistrati terrorizzati di interpretare la legge. Niente di peggio che avere magistrati che hanno il terrore di sbagliare e che scrivono le sentenze con la mano termolante”, ha detto l’esponente di Fli. “Il vero problema è l’asimmetria fra ciò che si dice e ciò che c’è nel testo”, mette in guardia la parlamentare, noto avvocato penalista. “E’ un principio sacrosanto che chi commette errori deve rispondere sempre, non devono esistere intoccabili ed escludo che il magistrato non deve mai essere toccato ma la proposta presenta un neo”.
Antonio Di Pietro definisce quanto accaduto un delitto. “Mentre il Paese brucia, dentro la Camera si è commesso l’ennesimo delitto. Infatti è stata approvata una legge che, al tempo stesso, è una vendetta e un ammonimento nei confronti dei magistrati”, dice il leader dell’Italia dei Valori. “Sembra proprio di tornare a vent’anni fa – prosegue Di Pietro – quando nel lontano febbraio del 1992, i magistrati stavano scoprendo le malefatte del Palazzo e in Parlamento, tutti si volevano nascondere dietro l’immunità parlamentare, tacciando per semplici mariuoli quelli che erano anelli terminali della catena. Anche oggi, mentre i cittadini assistono allibiti alle ruberie della casta e i magistrati stanno scoprendo reati gravissimi, le Camere, invece di prendere provvedimenti contro coloro che violano la legge, prendono provvedimenti contro i magistrati. “Ho paura – conclude il leader Idv – che questa volta, dopo vent’anni, non ci sarà solo una Mani Pulite giudiziaria, ma una nuova Mani Pulite del popolo che alzerà i forconi”.