Una considerazione semplice, forse addirittura banale. La nave è perduta, affonda. Il comandante e gli ufficiali hanno sabotato le macchine, squarciato i fianchi del vascello e hanno anche imbarcato poche scialuppe. Esse non bastano per tutti. Sono voluti rimanere al comando imperterriti quando nessuno aveva più fiducia in loro portando la malmessa imbarcazione nel cuore del tifone.

Questo è il quadro del nostro Paese. Il Governo è ormai imploso, incapace di affrontare le misure per far fronte alla crisi, incapace di proporre se non misure sgangherate di macelleria sociale. Sarà costretto ad andarsene. Ma sarà veramente un cattivo affare per Berlusconi e la sua corte questo lasciare il ponte di comando proprio quando a chi sta alla guida del Paese toccano scelte dure ed impopolari?

Si, può essere un buon affare, perché il centrosinistra appare pronto a fare la sua parte, anzi sarebbe meglio dire la sua solita parte e la parte, come sempre, è quella di Tafazzi.

Governi di emergenza, di larghe intese o come diavolo li si vuol chiamare rappresentano per Berlusconi, per la sua capacità di comunicazione, il meglio che possa accadere. Bossi – come ha già detto ai suoi – potrà rimanere all’opposizione lucrando un recupero elettorale sulla trincea delle pensioni.

Berlusconi (Alfano sta già facendo le prove tecniche di trasmissione) vuol farsi abbattere in Parlamento, vuole che i suoi deputati lo pugnalino come avvenne a Cesare nella Curia, vuole che essi siano visibili e sia visibile il suo sangue che sgorga dalle ferite, aperte dai pugnali dei congiurati. Tutto questo per poter gridare al colpo di stato, al ribaltone, al governo degli sconfitti che usurpa chi è stato legittimato dal voto elettorale.

Potrà fare la cosa che gli riesce meglio: la vittima di fronte al Paese, il tutto con un’informazione asservita che gli fa da rutilante cassa di risonanza. Pensa all’orazione di Marco Antonio. Deve creare un nuovo senso comune, poter dire che la colpa è di qualcun altro: Tremonti, i traditori, i cospiratori del Palazzo. Ma non sua. E statene certi, ci riuscirà. Ma soprattutto lascerà l’onere di assumere un piano di lacrime e sangue ai suoi oppositori, mentre lui, non avendo l’onere del fare potrà ricominciare con le sue rutilanti promesse da piazzista.

Il centrosinistra sarà così capace di dilapidare in pochi mesi di governo il vantaggio sul quale oggi può contare nel Paese. Dieci punti sono difficili da recuperare anche per Berlusconi, ma appare certo l’impegno di Bersani e soci perché ciò possa realizzarsi. In nome di cosa, a parte il masochismo, resta difficile da comprendere.

In queste condizioni non sarà obbiettivamente possibile mettere mano alla legge elettorale e le misure economiche necessarie avrebbero ben altra autorevolezza e altro peso se assunte da un Governo legittimamente votato dagli italiani. Esse comunque avranno bisogno di mesi per dispiegare i loro effetti e un ritardo di 50 giorni (tanto ci vuole per votare) non cambierà il destino del nostro Paese, anzi un passaggio elettorale, che consegni una nuova guida certa e autorevole, non potrà che avere anche una ricaduta positiva sul piano internazionale. Le elezioni subito potrebbero diventare la tomba definitiva di Berlusconi e dei suoi sodali.

Ma il centrosinistra punta ad altro. Come sempre punta coerentemente alla sconfitta, un obiettivo che intende raggiugere anche quando l’impresa è ardua. La coerenza è la coerenza.

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